martedì 19 giugno 2007

Da Michele:
Colgo il tuo invito, Mariella, e cerco di focalizzare, per quanto mi riguarda, sul perchè “sono rimasto così tanti anni legato alla FOF all'ombra di un'illusione”.
Quando ho trovato la scuola, nel 1990, non avevo un’idea di che cosa, una scuola, fosse. Stavo cercando un luogo dove poter esercitare il ricordo di sè, dove poter esercitare e rafforzare la capacità di essere presente. Che nella scuola che avevo trovato ci fosse un maestro, sulle prime non lo avevo neanche capito. Quindi apprezzai la sua presenza come una fortuna nella fortuna.
A quel tempo Robert sembrava occuparsi poco direttamente della scuola, che funzionava secondo i principi della quarta via e sembrava essere affidata agli studenti, organizzati in una gerarchia al cui vertice c’era comunque Robert. La vita della scuola consisteva soprattutto di incontri ed eventi (come le cene formali) in cui i contenuti provenivano essenzialmente dalla tradizione della quarta via. Il materiale fornito dai 44 esseri consci offriva molta ispirazione.
Da anni Robert non visitava i centri. C’erano i “maestri viaggianti”. L’insegnamento di Robert arrivava soprattutto attraverso le daily card, spesso molto poetiche e fortemente incentrate sul lavoro. Direi che questo è stato il punto che mi ha convinto di Robert: anche senza necessariamente credere a tutto quello che lui diceva, potevo sperimentare il lavoro e fare le mie verifiche. Dalle sue parole, facendo il mio lavoro, mi sembrava chiaro che lui era il primo a particarlo, che lo faceva molto più di me e, alla testa degli altri, creava un solco per tutti. Per questo era giusto che fosse il mio maestro.
Accanto a questo Robert asseriva di essere un uomo n. 7, e poi addirittura un uomo n. 8. Questa affermazione mi apparve fin da subito inverificabile. Mi sembrava anche strano che fosse lui ad affermare esplicitamente questo, anzichè dimostrarlo semplicemente con il suo essere. Poi accettai l’idea che questi miei io venissero dal dominio femminile, e che invece Robert non considerasse internamente e avesse riconosciuto necessario manifestarsi esplicitamente così.
Un altro grande tema che faceva parte dell’insegnamento era l’attiva presenza nella nostra vita della cosiddetta influenza C. Se ne parlava in maniera diversa da come se ne parla nei libri di Gurdjieff e Ouspensky: innanzittutto vi erano 44 esseri consci che avevano raggiunto il risveglio e cristallizzato il corpo astrale superando la morte fisica, che ci aiutavano direttamente. Era una rappresentazione disneyana, francamente poco credibile. Robert addirittura, per fare colpo, affermava improvvisamente che quegli esseri invisibili erano nella stanza in cui si svolgeva l’incontro. Proprio come fanno i medium nelle sedute spiritiche.
Robert affermava che questi esseri invisibili comunicavano con lui. In particolare gli comunicarono le date in cui sarebbero avvenuti il crollo mondiale della borsa, la distruzione per terremoto della California (1998) e la fine del mondo per guerra all’idrogeno (2006).
Una ad una, queste predizioni non sono avvenute.
Quindi Robert affermava, con autorità e sicurezza, cose non vere. Molte di queste cose, erano importanti per noi. Se non era vero ciò che gli comunicava l’influenza C, perchè avrebbero dovuto essere vere tutte le altre cose che ci diceva?
Una sera, servivo in una cena formale condotta da Robert. Nella casa di insegnamento di Milano, ci sono delle manopole per regolare l’intensità luminosa dei lampadari. Quando ruoti la manopola, la luce per un attimo tremola tutta. Durante la cena, dunque, aumentai un po’ la luce del lampadario, che mi sembrava troppo bassa, e la luce tremolò. Robert fece una pausa nel suo discorso, quindi disse che quel tremolare di luce era la conferma da parte dell’influenza C di ciò che Robert stesso aveva appena affermato. Io sapevo che non era così. Il tremolare della luce era stato prodotto da me, Robert aveva colto l’occasione del verificarsi di un qualunque evento casuale per far credere che nientepopodimenoche gli Dei stavano approvando la verità che usciva dalla sua bocca.

Ritornai in Italia da Apollo, dopo esservi rimasto due anni, alla fine del 1998, ossia dopo il mancato crollo della California. Ero stupito nel vedere quanti pochi studenti lasciassero la scuola. Una parte di me approvava le persone che lasciavano. Tuttavia io non lasciai, perchè non era venuto il momento. La scuola mi piaceva, la trovavo utile, mi piacevano gli studenti, anche se una parte dell’incantesimo era rotto: sapevo che Robert mentiva. Cercai di trarre ugualmente profitto, ma sotto sotto cresceva la consapevolezza che non si può andare lontano con un maestro in cui non si ha fiducia.
Un fattore che ha contribuito al mio rimanere a lungo nella scuola è l’imitazione degli altri, che è una forza quasi primordiale, innata. Vedere che i tuoi amici accettano tranquillamente che – per esempio - le profezie non si sono avverate, fa si che anche tu accetti.
Posso dunque vedere che questo processo che mi ha infine portato fuori è durato una decina di anni, durante i quali sono maturate delle contraddizioni che alla fine sono esplose. A porre termine alla mia ottava nella scuola sono state comunque fondamentali la rigidità, la pesantezza, la noia, la religione che sono intervenute nell’insegnamento.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.