venerdì 29 giugno 2007

Da Andrea:
Ciao a tutti. Sono contento che ci siano delle voci nuove.
Pensavo a quello che e' stato detto in alcuni degli ultimi commenti.
La cosa più interessante nell'uscire dalla scuola, per me, è stato il poter lasciar andare un enorme bagaglio di idee e concetti che avevo accumulato nel tempo. Alcune cose mie, ed altre assorbite involontariamente nella scuola. Avendo messo in discussione la mia relazione col maestro (anche solo questa definizione mi da' fastidio al momento!) e la scuola, e di conseguenza anche me stesso e la mia idea di lavoro, posso dire che quello che veramente so è ben poco. Di questo sono molto contento. Non ho bisogno di sapere quale suddivisione del mio essere sia in funzione per 'essere'. Non ho bisogno di giudicare ogni singola azione in 'alto o basso', sonno o veglia, emozionale o istintivo. E' un po' duro accettarlo dopo tanti anni di 'lavoro' con queste idee; ma sono solamente questo, idee da usare e da lasciar andare (ad un certo punto). Il continuare a dividerci in parti, ad 'osservare', a giudicarci in quanto addormentati e per questo 'fare' sforzi per raggiungere uno stato diverso, non porta armonia. L'armonia è raggiunta quando non ci sono divisioni o giudizi. Quando siamo semplicemente quello che siamo nel momento. Accettare il momento per quello che è. Non respingere niente di quello che ci accade. Non è forse, alla fine, un respingente il dover analizzare e vivisezionare ogni singola azione o pensiero. E chi è che lo fa?
E' possibile essere, senza sforzi incredibili? Forse l'unico sforzo è di osservare da dove vengono e perchè siamo così attacccati a certi concetti. Ho visto, per me stesso, l'essere così attaccato a certe idee derivava da una terribile paura di affrontare la vita senza avere strumenti ben precisi per combatterla (come fosse una cosa da conquistare!).
Cose come il ricordo di sè, l'auto osservazione, la meditazione, il respiro, insomma qualsiasi tecnica pensassi mi sarebbe stata d'aiuto per essere più presente.
Ma non è proprio questo modo di pensare la barriera stessa all'essere, semplicemente, dove già siamo?
Il fatto che la presenza sia altrove da dove siamo, in un luogo che dobbiamo sforzarci di raggiungere diventa un ostacolo in sè, la mente si divide tra alto e basso, crea conflitto e trova così anche una ragione d'essere.
Sto parlando troppo. Un abbraccio a tutti. Perdonate il mio italiano, come anche la dolce Floria, ci siamo imbarbariti tra le colline californiane!

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