martedì 31 luglio 2007

da Alessandro
Sembra di cogliere che uno degli aspetti comuni che accompagnano le presenti riflessioni è la motivazione di continuare a restare per molto tempo nella Fellowship Of Friends pur venendo a conoscenza degli aspetti di corruzzione legati alla figura di Robert Burton.
La mia esperienza di lasciare non è stata condivisa con gli studenti, decisione intima e affrontata da solo. Non ho avvisato una mia capacità e direi anche una maturità responsabile ad affrontare apertamente una disillusione. Il lutto di un saturnino è un lutto silenzioso, di ritiro.
Nel contempo era chiaro allora come oggi che Roberton Burton non era il Lavoro. Il Lavoro può esistere in una Ottava anche prima di incontrare una Scuola e può continuare anche dopo. Ha altre linee ed altre difficoltà.
Rompere come coglie Michele questo incantesimo, questa confluenza nella quale non c'è e non può esistere per sua natura un dialogo, ma una sorta di sabbie mobili emozionali richiede di separarci da una delle nostre più grandi identificazioni: la Scuola, e quindi da una immagine di noi stessi.
I meccanismi psicologici sembrano simili alle tossico-dipendenze. Questo spazio offre una opportunità di libertà in tal senso.
Grazie, Alessandro

lunedì 30 luglio 2007

da Gabriella F.
Non mento se dico che mi commuovo nello scrivere queste righe. Provo gioia, come in altri momenti.
C'è una cosa che voglio dire qui della festa a Como: sabato mattina, mentre preparavo il cibo, mi ha colto un fugace, seppure ardente momento di malinconia. Mi sono ricordata di quanti eventi abbiamo fatto in questa casa, quante cene con studenti che ora non sento e non vedo più. E quanti ne avrei potuti pensare.
Fortunatamente quel momento di malinconia passava presto e poi arrivavano gli amici, e la sera passava dolcemente, e si scambiavano presenza, comprensioni, risate e la semplice gioia di stare insieme. Tutta la sera e anche il giorno dopo ho "sentito" quell'intensa energia che sentivo a volte dopo gli incontri e gli eventi nella Fellowship, quando la Fellowship era ancora la scuola che avevo amato. Solo che sabato la sentivo un po' "farina del mio sacco".
Ho sentito che qualcosa ci appartiene. Come se avessi viaggiato tanto, come in cerchio, per poi tornare a riprendere quello che è mio. Ho capito che siamo noi la fonte e non deve essere per forza necessario che qualcun altro ci dica cosa fare.
E come ha detto Kevin "l'amicizia non appartiene alla scuola e non finisce con la scuola".
Nemmeno la presenza e le possibilità appartengono alla Fellowship.
Appartengono a ciascuno di noi,
Grazie a tutti, davvero,
Gabriella

Sabato 28
È iniziata al mattino : una strana, bella agitazione come quando ci si prepara a un incontro fra innamorati.
In treno leggo un libro di Watts. Sembra perfetto per mantenere questa emozione delicata e attenta.
A Como ci si ritroverà fra coloro che vogliono incontrarsi, ritrovarsi dopo molti anni fuori o dentro che si sia. Ed è stato così: bello, tenero, normale, a conferma che l'amicizia, come la mafia, ha braccia più lunghe di quanto si possa credere.
Nel libro di Watts ho trovato questo brano e ve lo voglio passare perche se farà a voi lo stesso effetto che ha fatto a me, passerete una giornata a pieno respiro.
Dalla Chandogy a Upanishad "Tutto questo universo è in verità Brahaman. Egli è l'inizio e la fine e la vita di tutto. Come tale in silenzio adoratelo. C'è uno spirito che è mente e vita, luce e verità e immensi spazi. Egli contiene tutte le opere e tutti i desideri e tutti i profumi e tutti i sapori. Egli abbraccia tutto l'universo e in silenzio lo ama. Questo è lo spirito che è dentro al mio cuore, più piccolo di un grano di riso, di un grano di orzo, di un grano di senape. Questo è lo spirito che è dentro al mio cuore, più grande della terra, più grande del firmamento, più grande del cielo stesso, più grande di tutti questi mondi".

Un abbaccio a tutti buon agosto e un grazie enorme a Gabriella e Michele per i loro sforzi.
Patrizia

da Daniele
Ciao a tutti,
alcune conversazioni alla festa di Como mi hanno fatto pensare che qualcuno può essere interessato ad una rilettura non dogmatica della Quarta Via, in cui l'insegnamento venga reinterpretato in termini moderni e in quadrato nel contesto più ampio delle varie pratiche di crescita interiore e di ricerca spirituale.
Una tale rilettura è stata fatta da Charles Tart. Tart è uno dei più importanti psicologi degli ultimi 40 anni. E' professore emerito alla University of California a Davis, ed è full professor all'Institute for Transpersonal Psichology di Palo Alto. A partire dagli anni 60 Tart è stato un pioniere dello studio degli "stati alterati di coscienza", da quelli indotti dalle sostanze psichedeliche, fino a quelli prodotti dalle varie tecniche meditative e/o dovuti a esperienze spirituali e mistiche. (Il suo classico lavoro "Stati di coscienza" è stato inserito fra i cento libri più importanti nella storia della psicologia, ed è disponibile in italiano pubblicato dalla Astrolabio.
Ne trovate persino una versione on-line all'indirizzo: http://www.druglibrary.org/special/tart/soccont.htm , vale la pena almeno scorrere l'indice del libro). Tart lavora da anni con le idee della Quarta Via, ed usa alcune delle sue tecniche nei vari seminari che tiene come parte della sua professione. In particolare, ha scritto due libri sull'argomento, che io ho tovato molto belli (oltre che molto divertenti, Tart è in grado di affrontare argomenti "pesanti" in modo molto leggero). Il primo è "Waking up: overcoming the obstacles to human potential". Ne è disponibile anche la traduzione italiana, pubblicata dalle edizioni Crisalide con il titolo: "Risvegliarsi. Superare gli ostacoli allo sviluppo del potenziale umano". (Potete acquistare la versione italiana del libro anche su bol.it, però non ho letto la traduzione, e non so dirvi se è accurata). Questo libro di fatto ridescrive l'insegnamento della Quarta Via nei termini della moderna psicologia transpersonale, liberandosi tra l'altro della terminologia un po' barocca del'insegnamento, e indicando anche quelli che, secondo Tart, sono i possibili limiti dell'insegnamento, e come superarli (Tart da anche qualche consiglio mooooolto saggio su come avvicinare una scuola dellaQuarta Via, e come riconoscerne le qualità e i difetti...).
Il secondo libro che vi consiglio non è stato tradotto in italiano che io sappia e, purtroppo (sebbene più recente del precedente), è anche difficile da reperire on-line. E' probabile però che si possa ancora trovare nelle librerie inglesi o americane (per cui se conoscete qualcuno che può acquistarlo per voi...). Il libro si intitola:"MIND SCIENCE: Meditation Training for Practical People" ed è il resoconto di un seminario/ritiro di alcuni giorni rivolto a ricercatori e scienziati americani, condotto da Tart. L'obiettivo del ritiro era di insegnare ai partecipanti a sfruttare meglio le proprie capacità intellettive, e migliorare la concentrazione di persone che svolgono principalmente un lavoro di tipo intellettuale. In questo ritiro Tart introduce tre tecniche fondamentali di meditazione, dalla più semplice basata sostanzialmente sulla consapevolezza del respiro, fino al ricordo di se. Il libro è scritto in uno stile informale e divertente, ma allo stesso tempo molto preciso.
Vi auguro una buona lettura, e naturalmente se qualcuno vuoles cambiare qualche opinione sull'argomento, non ha che da scrivere sul blog.
Daniele
P.S.: Tart ha anche un sito molto bello, tra l'altro pieno di suggerimenti su libri da leggere (non solo scritti da lui) su argomenti di varia natura sempre legati agli stati di coscienza, alla meditazione, e alle esperienze spirituali. L'indirizzo del sito è:http://www.paradigm-sys.com Per ragioni a me sconosciute il sito non viene più aggiornato da un anno circa, ma contiene una enorme quantità di materiale interessante.

da Kevin
Sono tornato dall'Italia ieri sera.
Sabato sera, sono stato a Como, a una festa con amici, quasi tutti usciti, alcuni no.

La cosa più bella, devo dirvi, è stato di rivedere le persone che ho pensato di aver perso.

L'amicizia non appartiene alla scuola, e non finisce con la scuola.
Kevin

domenica 29 luglio 2007

da Michele:
Quante sono le persone che “hanno lasciato” nel passato, e che nel lasciare hanno scritto una lettera ai loro amici studenti, per avvertirli, per portarli a conoscenza di ciò che avevano scoperto?
Queste persone, che hanno inviato i loro messaggi di addio, hanno quasi sempre trovato occhi chiusi e orecchie tappate.
Gli studenti sanno che cosa significa questo: assomiglia a ciò che si è sperimentato quando ci si è provati a introdurre alle idee del sistema una persona non interessata. Non c’è modo.
Credo che gli studenti non vedano e non sentano per ragioni simili. Tuttavia ci sono delle differenze. Nel nostro caso, dopotutto, si tratta di uno studente (o di uno studente fino a poco tempo prima) che parla ad altri studenti.
L’argomento, che dovrebbe meritare grandissima attenzione, è oggetto di “pompieraggio”, di “narcosi”. Se per esempio l’attenzione viene puntata sul comportamento umano del maestro nella sfera sessuale, lo studente ha a disposizione un ricco kit di giustificazioni e argomentazioni per spegnere l’inizio di incendio dentro di sè. E lo stesso avviene per altri argomenti, come per esempio il denaro. Questo kit di argomentazioni e giustificazioni (respingenti) ha uno scopo: mantenere l’idea che il maestro ha ragione.
Ma perchè tutte queste persone – anch’io ne ho fatto a lungo parte – sono così bene armate contro la possibilità di avere pensieri indipendenti, pensieri critici, verso Robert e la scuola?
Secondo me perchè sono innamorate di Robert e della scuola.
Io vedo adesso la Fellowship of Friends come millecinquecento innamorati di Robert. Robert alimenta questo attraverso una costante azione. La sua è un’opera di seduzione.
Non si tratta dello stesso innamoramento che c’è tra due partner. È invece una specie di innamoramento (gli si potrebbe dare un altro nome ma sempre quello sarebbe) che si ritrova nella vita in relazione a personaggi pubblici, a grandi leader con grande carisma. Queste persone con grande carisma, capaci di creare emozione negli altri, capaci di divenire leader di masse anche grandi di popolazione, queste persone come Robert, sono dei grandi seduttori, sono capaci di farsi amare.
Questa mi sembra dunque la spiegazione principale del perchè – quando siamo membri della Fellowship of Friends – siamo relativamente ciechi e sordi a certi fatti scomodi. Perchè rendersi conto di certi fatti senza respingere, infrangerebbe l’innamoramento.

Uscire dalla scuola è rompere un incantesimo, ed è preceduto da un graduale aprire gli occhi e le orecchie, da un graduale rimuovere i tabù e pensare liberamente con la propria testa. È durante questo processo che un messaggio di chi sta lasciando la scuola può realmente essere accolto senza respingenti, mentre gli innamorati continueranno a giustificare e spiegare, a voltare la testa dall’altra parte, a non volere che il loro amore sia disturbato.

sabato 21 luglio 2007

da Moreno:
Vorrei introdurre questa riflessione con un sincero e lungo abbraccio al caro amico Alessandro con il quale ho condiviso momenti intensi di Lavoro e di amicizia.
Certi termini usati in questo ed altri scritti forse sono indicati più per gli "Adepti ai Lavori", chiedo scusa ma è difficile esprimere tratti dello psichismo umano con il linguaggio ordinario, inoltre, volevo mettere nero su bianco già da un po’ riguardo questa particolare 'attitudine' della – come anche definita nell’antico Esoterismo Egiziano - "porta larga".
In parte, questi pensieri potrebbero farci riflettere più seriamente su vari aspetti che non vogliamo vedere (nel sistema della Quarta Via vengono chiamati respingenti) e pure in aggiunta a un recente post sul come mai taluni, seppur pesantemente malcontenti e sfiduciati studenti non lasciano la FoF e, detto per inciso non scrivo questo per incitare nessuno a lasciarla, credo di aver già spiegato il mio punto di vista nei precedenti scritti riguardo ciò.
Ma veniamo a noi... Un aspetto, o meglio una frase che mi ha sconcertato per anni in quanto non trovava giusto inserimento nel contesto delle impressioni percepite e non si armonizzava con ciò che risultava e tuttora risulta essere il mio patrimonio di 'essere' o, per dirla semplicemente, non si armonizza con "ciò che sono"... e che mi ha lasciato non poche volte con la bocca asciutta e la lingua felpata - e che ti arriva addosso come un mattone -, è riassunto nelle seguenti parole:
"Gli 'io' che ci portano via dalla Scuola sono solo il ' re di fiori ' "

Dopo aver riflettuto a lungo ed intenzionalmente su queste parole mi sono reso conto che di solito venivano o vengono erogate proprio dal re di fiori. A parte il fatto che comprendo - parlando in senso generale - che ci sono due strade per lasciare la Scuola e, dunque, non una solamente come quella nella frase sopracitata inoltre, di nuovo queste due strade si integrano perfettamente con le leggi che ci regolano ed una non appartiene al re di fiori ma al suo opposto, ad ulteriore conferma dell'armonia ed equilibrio del Sistema. Nella fattispecie non andrò a toccare l'aspetto dell'opposto del re di fiori, lascio a voi tutti libera verifica o vera fede riguardo ciò, riguardo alla “porta stretta”.
La legge sarebbe quella della batteria o pila: se da una parte ci sono +9 volt dall'altra devono esserci per forza -9 volt, le due forze si incontrano al centro nello zero, sono in perfetto equilibrio senza produrre alcunché, alcun evento. Avete mai visto una batteria con +9V da una parte e -12V dall’altra ?!?
Se da un verso è vero che lasciamo la Scuola per il re di fiori significa che è altrettanto vero che vi possiamo permanere per la stessa meccanicità, esclusi ovviamente, coloro che compiono un lavoro sincero.
Un lavoro di Scuola è composto da tre linee di lavoro (ed è uno dei sacrosanti principi per definire una Scuola vera), quando non siamo attivi per un certo lasso di tempo su nessuna delle tre linee ci sono delle serie probabilità che ci lascino andare, che ci sollevino da cotale onere... come si dice... liberi! (molto relativo).
L'aspetto opposto e capzioso è che, pur non facendo nulla o praticamente nulla - evitando e scansando tutto il Lavoro possibile -, rimaniamo per anni nella Scuola per paura di perderla, di perdere amici, abitudini e persino l’anima, ma credendo di garantirci una qualche sicurezza riguardo l’evoluzione, è un po’ come trovarsi in un perenne “fuori corso”.
Per il re di fiori è una posizione ottimale - sto nella Scuola ma è come se non ci fossi - perpetuando la sua egemonia, infatti, ha fatto in modo di evitare tutte le possibili minacce (lavoro sulla seconda e terza linea); riguardo alla prima... beh... vedete un po’ voi... è sotto la vostra diretta responsabilità, iniziativa, decisione.
Oltretutto, se non siamo prima forza nel lavoro (+9 volt), non riceviamo nemmeno la corrispondente forza contraria (-9 volt), quale situazione più comoda: non vedo niente, approvo o meglio giustifico tutto ciò che arriva dalla Scuola/Maestro senza verificare nulla (in modo da non avere forza contraria, attrito), così posso continuare a rimanere... al buio, pensando che la luce sia accesa.
Detto ciò, c’è chi comunque si sente Cristiano andando a messa solo a Natale.

Augurandovi ardentemente ciò che augurate a me vi abbraccio,
Moreno
e-mail: thinkb4@writeme.com

venerdì 20 luglio 2007

da Daniele
Beh, forse non tanto splendido, ma effettivamente ero io quel Dante Alighieri...
Ciao Gabriella, ciao Michele, che effetto che fa risentire delle care persone dopo tanto tempo...
Anche a causa del fatto che vivo a Torino, dalla mia uscita dalla scuola non ho mai più incontrato né parlato con nessuno, eccetto pochi contatti telefonici e per mail seguiti alla mia lettera. Una volta, qualche anno fa, incontrai per caso in un cinema di Torino uno studente, e scambiammo due chiacchiere, e niente più.
Per quanto riguarda Como si, ci stavo pensando. Devo sistemare qualche problemino logistico(tra l'altro sono senza auto, e verrei in treno), ma farò il possibile.
Ora che ci penso, credo che mi farà proprio effetto rivedere dei vecchi amici dopo tanto tempo. Anzi, probabilmente non riesco ad immaginare bene che effetto mi farà, ma sicuramente sarà una bella cosa. Ovviamente confonderò volti e nomi,e all'inizio farò un sacco di confusione...
Intanto possiamo continuare a conversare attraverso il blog. Naturalmente posso anche farvi avere la mia mail, ma ditemi voi qual è la politica del blog rispetto a queste informazioni personali.
Vi abbraccio, Daniele

da Gabriella e Michele
Caro Daniele, ti scriviamo insieme perché entrambi pensiamo di sapere bene chi sei: uno splendido Dante Alighieri nella "cena con gli angeli"? I fiori che ci hai mandato a Palermo? Eravamo in difficoltà in quei giorni e i tuoi fiori ...! Grazie.
Adesso abitiamo a Como e abbiamo da poco lasciato la Fellowship.
Se sei tu, sarebbe molto bello potersi riabbracciare. E se non sei tu ma un altro, sarebbe bello comunque.
Perché non vieni alla festa il 28 luglio?
Per ora, un abbraccio e l'augurio di incontrarci presto,
Gabriella e Michele

da Daniele:
Ciao a tutti, mi chiamo Daniele, e sono stato uno studente della FOF dal'agosto 1988 al giugno 1997, nel centro di Milano.
Nell'estate del 1996 visitai Apollo, e parlando con alcuni studenti venni a conoscenza dei tanti problemi connessi con Robert e con la FOF. Lasciai la scuola alcuni mesi dopo, in parte a causa di quanto venni a sapere sul comportamento di Robert e sul modo in cui venivano usati i nostri soldi, ma anche a causa di alcune riflessioni piu' generali connesse con l'insegnamento della Quarta Via, e con l'idea di scuola.
Nei mesi successivi alla mia uscita però cercai anche di raccogliere più informazioni possibili sulla FOF, e riuscii and entrare in contatto con Stella Wirk e Charles R. due tra i primi studenti della scuola. Raccolsi tutte queste informazioni in una lettera che nell'autunno del 1997 spedii a ciascuno dei circa 80 studenti del centro di Milano di quel tempo.
Proprio come me, molti studenti italiani non conoscevano la realtà, ed era un loro diritto esserne messi al corrente, senza tanti giri di parole e senza tante reticenze. La lettera raccontava in sostanza le stesse cose che sono state dette più volte sul blog inglese: in particolare le abitudini di Robert, le cause intentate contro la FOF, la situazione finanziaria.
Non di meno, giudico la mia esperienza nella scuola molto importante e bella, ed è stata una parte fondamentale della mia vita che porto dentro di me con affetto e un po' di nostalgia. Robert è stata per me sempre una figura distante e sostanzialmente indifferente: in tutto, credo di averlo incontrato due volte in quasi 10 anni, a delle cene formali.
Sono le tante straordinarie persone che ho conosciuto nel centro di Milano ad avermi insegnato molto, sia studenti stranieri che italiani, e che mi sono mancati tantissimo quando ho lasciato la scuola. Se c'è qualche studente del centro di Milano di quel periodo che frequenta il blog vorrei mandargli un caro saluto. In realtà, di tanti studenti che ho conosciuto e a cui ho voluto bene nei miei anni nella FOF mi piacerebbe avere notizie.
Ho visto che scrivono sul Blog Gabriella e Mariella, di cui ricordo il nome e che forse potrebbero essere state studentesse a Milano e che quindi potrei aver consociuto.
Per adesso mando un saluto a tutti, e a presto.
Daniele

giovedì 19 luglio 2007

Da Alessandro:
Le emozioni sono tante e diverse, sono 12 anni che ho lasciato la Scuola, far vivere il Lavoro non è stato facile, direi che sono "sopravvisuto" (direi elemosinato frammenti di Presenza) con tanta influenza B e tanta solitudine.
In questo momento emerge un paradosso: un senso di Gioia per aver trovato/letto di Amici e dall'altro Rabbia ed Incazzatura ( ... emozioni negative ?) per quello che è stato.
Affiora la capacità di risvegliarmi al Sistema.
Ho fiducia che qualcosa emerga.

da Gabriella F.
Cari Amici, vorrei fare una domanda, una curiosità che sento:
Sfogliando il sito della Greater Fellowship mi sono resa conto che sono in molti quelli che, pur dando inequivocabili segni di malessere, solitudine, scontento, delusione, a seconda dei casi, sono tuttora nella Fellowship, anche tra coloro che postano qui e nel blog inglese.
Premetto che non ho alcuna intenzione di spingere nessuno, non credo sia né giusto né possibile. Anzi, l'augurio accorato che faccio a tutti coloro che restano è di farlo per le ragioni giuste, perché continuano a "prendere" e a "dare" in armonia con se stessi.
Per tornare alla domanda: perché restate? Chiedo questo a voi perché - come ho già detto in un precedente post - ho realizzato di essere rimasta nella FoF molto più a lungo di quanto veramente volessi.
Personalmente, so di non mentire se dico che quando ho cominciato a provare le sensazioni di cui parlano diversi studenti in crisi e tuttora nella FoF, insomma quel disagio profondo e sempre crescente, ho lasciato. Proprio come quando si lascia un amante molto amato anziché tradirlo, perché non lo si ama più; inoltre, sarebbe stato come tradire me stessa. Non è stata certo una decisione facile dopo tanti anni, anzi direi che per certi versi è stata dilaniante.
Quali sono i meccanismi che tengono comunque dentro? Si spera in un cambiamento? Si teme la solitudine? Si teme di sbagliare? Si teme di "tornare indietro", di "fermarsi"?
Se può servire, a me non è capitato: forse prima sentivo di appartenere a qualcosa e ciò, di per sè, sembrava produrre un qualche risultato; anche se a volte finiva con l'essere una mera recita.
Adesso, so di essere responsabile della mia vita, in piedi sulle mie gambe, nessuno che mi dice cosa devo fare, devo volerlo io. Da questo punto di vista, ho ripreso fiducia in me stessa.
L' "Esserci" è rimasto un punto focale, solo che è un po' diverso e la sequenza non ne fa sicuramente parte; venti anni di Quarta Via sono serviti e non sono scomparsi. Non è forse anche questo andare avanti?
Se nessuno vorrà rispondere a questa domanda, va bene lo stesso, vi auguro comunque tutto il bene possibile. Ma sono giorni che desidero porla. So che in molti casi ci sono problemi "utilitaristici", di vita, di famiglia e di lavoro che possono costringere ad aspettare e mi scuso se risulto invadente. Non volevo. Ma forse una riflessione si può fare, forse ci aiuta a capire qualcosa di noi stessi. Insomma, perché non lasciare pur stando male?
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Caro Alessandro, grazie per la tua testimonianza e per la schiettezza. Ci si sente meno soli.

Un sincero augurio affettuoso a tutti,
Gabriella

da Walt
Alessandro, l'ultimo "postante" in ordine di data, mi ha chiesto di rettificare il suo messaggio in quanto si è accorto che le date ivi riportate circa la sua esperienza nella Fellowship non sono esatte.
Riporto di seguito quanto mi ha segnalato:
Nel novembre 1991 diventai direttore del centro di Venezia
Nell' ottobre 1993 conclusi l'ottava di direttore
Nel marzo 1994 lascia la Fellowship of Friends

Buona partecipazione a tutti,
Walt

mercoledì 18 luglio 2007

Da Alessandro:
Incontrando questo spazio e leggendo le varie riflessioni, i commenti, i nomi dei partecipanti - che hanno il piacevole potere emotivo di accendere i Ricordi - è emerso in me, a distanza di anni, il desiderio di raccontare e quindi condividere la mia esperienza.
Scrivo di date e di fatti. Sono stato nella Fellowship of Friends dal 1985 al 1992, tempi stupendi di Lavoro, di Gioie, di Attriti, di Incontri, di Profonde Amicizie. Di viaggi e di un soggiorno lavorativo a Renaissance nel 1986. Prima di partire la direttrice del centro di allora mi avvisò della omosessualità di Robert Burton e delle possibili avances. Negli anni di permanenza nella Scuola non sono mai stato oggetto né di abusi, né di molestie da parte di Robert Burton. Nel 1990 divenni direttore di un centro e lentamente quegli aspetti che erano sullo sfondo della Scuola, messi nell´ultimo cassetto dell´ultimo armadio nella mia Coscienza e del mio Lavoro e che in un certo modo respingevo - ma che iniziavo a conoscere meglio per chiarezza, profondità e dimensione, crearono in me turbamento, confusione e solitudine. Desidero mettere il focus su alcuni aspetti. Non ho niente da commentare e giudicare sulle tendenze sessuali delle persone frutto di reciproco rispetto e libertà di comportamento, il crimine assurge quando una persona utilizza il suo ruolo di potere ed autorità per manipolare, plagiare e abusare per proprie soddisfazioni altre persone, in una relazione che non è - per sua natura - assolutamente Paritaria (pensiamo, ad esempio, al direttore con una segretaria, al medico con una paziente, al psicoterapeuta con una persona in analisi - indipendentemente dai tratti sessuali). Si può "tranquillamente e serenamente" affermare che tutti sono maggiorenni e possono acconsentire e rifiutare proposte, dimenticando o ignorando la particolarità della relazione di dipendenza e di sudditanza che si crea tra un maestro ed il suo allievo. Usare il prestigio ed il potere di "maestro" per soddisfare la propria sessualità, e nel caso di rifiuto estromettere lo studente dalla cerchia di viaggi, favori, incontri, disponibilità economiche dopo averlo concesso, arrivare al ricatto morale è inequivocabilmente un processo di crimine, un furto d'Anima. Una decina d´anni fa ho parlato con un mio caro Amico, ex-studente che ha vissuto questa esperienza di abuso (che mi sembra negli anni sia diventata molto comune) e mi ha raccontato la vergogna, l'umiliazione, la violenza emotiva subita e l'impotenza, l'incapacità di reagire verso chi consideri il proprio maestro. L'altro aspetto - per me altrettanto inquietante - che si unisce a questa dimensione è stata la profonda complicità ed omertà che ha contraddistinto quegli anni. Una fenomenologia di eventi che accade similmente negli incesti nelle famiglie: il negare ciò che è. (In fondo però, è il sonno umano e solo il sonno - il desiderio di non vedere le cose come sono - che fa ignorare all'Uomo i chiari avvertimenti della corruzione prima che inizi il suo lavoro. R. Collin). Studenti di primo piano e con ruoli più o meno importanti nell'organizzazione della fellowship hanno steso e creato un velo di omertà e di discredito su chi parlava, raccontava, rivendicava il diritto a far conoscere questo aspetto che non è solo di Robert Burton e dello studente coinvolto, che non è una sfera privata - come si voleva far credere nel migliore dei casi, ma appartiene alla Vita della Scuola, apparteneva a tutti noi. Arrivare a screditare uno studente dopo che è stato 20 anni nella scuola, per tanti anni vicino a Robert Burton, descrivendolo con problemi psichici-emotivi, una personalità disturbata mi ha fatto conoscere e vedere la faccia oscura della Fellowship: gli incubi sono apparsi e mi hanno fatto paura. Concedetemi: il tutto ha il sapore dei pentiti di mafia a cui si fa terra bruciata, si emargina e tanto più integra la persona e le sue affermazioni tanto più fango e discredito gli si getta addosso. Come studente potevo mentire, dovevo mentire a me stesso, proteggere la Fellowship, il mio Lavoro, il mio "Maestro" respingere ciò che iniziavo a conoscere personalmente; come direttore di un centro non riuscivo a sostenere la menzogna che non mi apparteneva. Quando nasce e come si afferma la Responsabilità e l'Etica mentre un giovane studente del centro viene invitato alla "corte degli appetiti" e si diventa complici del silenzio? Il ruolo di direttore mi ha fatto sentire quello che da studente non era un mio problema. Questo è stato il punto di non ritorno: diventare complice di un silenzio. La difficoltà di non poter parlare, l'inizio della solitudine, quello che nel migliore dei modi qualcuno ha riassunto così :"Non sei tu che mi hai tradito, sono io che non mi fido più".
Vi ringrazio per l'opportunità che mi avete offerto, Vi saluto con le perole di Blaise Pascal "NonVi cercherei se prima non Vi avessi già incontrato".

sabato 14 luglio 2007

Da Diego:
mi sembra che essere o meno nella Fellowship sia più che altro una questione di essere religiosi o meno: le persone che riescono a trarre vantaggio dalla religione è giusto che stiano nella Fellowship, ormai compiutamente divenuta una chiesa. Le persone che hanno bisogno non di dogmi ma di lavoro pratico, è giusto che escano.

venerdì 13 luglio 2007

da Alessandro:
La bellezza di leggerTi si incontra con la commozione di Ricordi, di Stima. Rispetto e Profonda Amicizia.
Nel libro di Thomas de Hartmann "La nostra vita con il sig. Gurdjief" ho trovato delle parole che mi hanno aiutato a separare me da qualsiasi Maestro:
"Sig. Gurdjieff, a Pietroburgo voi diceste che al principio si devono rischiare cinque copechi ... posso ora avere completa fiducia in voi e mettere in pratica senza discutere tutto ciò che mi consigliate di fare?" Egli scrollò il capo, tacque un attimo e poi disse: "Certamente è così. Ma se io mi metto a insegnarvi a masturbarvi, mi starete ad ascoltare?" E se ne ando senza dire altro.
Tengo a sottolineare il grande significato di queste parole perchè indicano l'essenza stessa del Lavoro" (pag. 49/50)

Da Moreno:
Il quadro si sta ricomponendo, molte impressioni lasciate li, da sole, si stanno collegando dando un senso all'indirizzo odierno della Scuola (come Monastero) con un processo iniziato molti anni fa e che ognuno di noi avrà certamente, a piccole o grandi dosi, verificato.
Finalmente il nuovo sito della FoF è in sintonia con la forma attuale dell'insegnamento.
Questa 'rotta' non avrebbe un gran senso se non vi trovassimo una collocazione in una congrua 'scala' di riferimento.
Poniamo il caso che la continua perdita di "valori umani" della popolazione a livello mondiale, visto tutto il marcio che cè attorno a noi e peggiora di giorno in giorno - basti guardare un tiggì - ci porti ad un intervallo, ovviamente, dove non crediamo più a niente ed a nessuno di ciò che è stato e che siamo in cerca di un cibo diverso, completamente nuovo, che non sia collegato con le beghe del passato, dove i centri emozionali si attivino e possano cibarvisi, ecco che allora una nuova religione, un nuovo Cristianesimo o come meglio definito sul sito "Cristianesimo Esoterico" potrebbe colmare quel vuoto, quell'intervallo per una gran parte di persone che hanno bisogno di credere in un qualcosa di completamente nuovo, di azzerare tutto, di fare un reset, un rebooting e ricominciare da capo.
Sono stati chiesti a tutti noi, sempre più atti di fede durante questi decenni, per citarne uno particolarmente ' vistoso ' e di massa, la richiesta agli studenti Californiani di spostarsi ad Isis prima della caduta della California come da R. prevista nel 1996 (non ricordo l'anno).
Se provassimo ad analizzare parecchi aspetti della direzione dell'insegnamento passato, sotto questa luce, vedremmo che alla fine gli "atti di fede" richiesti sono stati proprio molti.
Da quest'ottica, il discernimento o per meglio dire il setacciamento per lasciar andare i non-fedeli ha avuto ed ha tutt'ora successo.
Per poter sostenere l'impegno che tale insegnamento ora esige, bisogna crederci e basta.
Diventa pure più comprensibile e traducibile l'idea di non-studente se la sostituiamo con le parole non-fedele o non-credente.
Inoltre, non poteva che essere centrata emozionalmente una Guida Spirituale a sostegno di ciò, a sostegno di una nuova religione.

Continuando ad augurare a tutti i fedeli, non-fedeli, curiosi e simpatizzanti ciò che augurano a me,
vi abbraccio,
Moreno

venerdì 6 luglio 2007

Da Michele:
Ciao a tutti.
Un profilo psicologico particolare è quello delle persone che manifestano una personalità narcisistica: se questo tratto si accompagna con il carisma, queste persone sono buone candidate a diventare dei cult leader carismatici narcisisti (cult significa setta, la traduzione in italiano suonava male). Agli occhi di molti di noi questo profilo psicologico calza a pennello con quello di Robert e di tanti altri cult leader come per esempio Free John. E' stato interessante in questi ultimi mesi, attraverso i link apparsi nel blog inglese, vedere filmati e altro materiale relativo ad altre sette. Sono veramente molti i tratti per cui i cult leader si assomigliano tra di loro, e lo stesso si può dire dei seguaci. Riporto di seguito dei ritagli dal blog inglese: giudicate voi stessi se vedete Robert e la Fof in queste definizioni.
Il carisma nella definizione di Weber è “una certa quantità di una personalità di un individuo in virtù della quale egli è considerato straordinario, dotato di poteri soprannaturali, superumani, di origine divina.”
Il carismatico ha emozioni “straordinarie” e straordinarie sono le emozioni che sa suscitare: intense profondità emozionali, vette di estasi e euforia, e una fede nella sua “missione” che fa sorgere sentimenti simili in altri, che diventano seguaci. Più è grande l’intensità del leader carismatico o maestro, più è grande l’intensità dei suoi seguaci. Più è grande la passione del leader, più è grande la passione dei seguaci.
La personalità narcisistica ha due caratteristiche salienti: una grandiosa fiducia in se stessi e una straordinaria mancanza di dubbio verso se stessi.
Le persone con personalità narcisistica tipicamente hanno bisogno di definire la realtà nei loro termini in modo di aver sempre ragione, e tipicamente rifutano di accettare le critiche o di apparire vulnerabili.
Le persone con personalità narcisistica raramente possono ammettere una carenza nella loro conoscenza.
Lo psicologo Len Oakes, il cui focus è sulla psicologia della religione e dei nuovi movimenti religiosi, commenta sul narcisista adulto:
"Attraverso l’essere sempre un po’ dentro e un po’ fuori del mondo, è in una buona posizione per diagnosticare i problemi e inventare soluzioni. Le sue intuizioni sembrano essere profonde verità a quelli che condividono i suoi valori e il suo background. I talenti che ha sviluppato per poter sopravvivere lasciando intatta la sua visione narcisistica del mondo gli danno una risonanza pazzesca con il suo tempo e con quelli che diventeranno suoi seguaci. … Forse questo veramente dà al profeta una “verità” che ad altri manca."
"Alla fine, il narcisista adulto di successo è pronto per la chiamata alla leadership. Egli calza perfettamente con quelli che sono alla ricerca di una nuova vita o che sono in crisi. In cambio del loro amore e devozione, li guida alla terra promessa, e così facendo ri-crea l’universo riflesso nell’ego che ha conosciuto da bambino. I seguaci apprezzano la sua visione e la sua saggezza, ed entusiasticamente rispecchiano il suo ego. Egli è al di sopra (questo è il motivo per cui i pazienti narcisisti sono così difficili da trattare – essi non possono essere raggiunti)."
Kohut dice che il narcisista reagisce alle ferite inferte alla sua visione del mondo con “rabbia narcisistica.”
Molti psicologi, compresi gli psicologi integrali e/o transpersonali, credono che alcuni cult leader siano sia carismatici che narcisisti, e credono che le persone particolarmente suscettibili a questi cult leader siano suscettibili per particolari ragioni psicopatologiche.
Che ne dite? Nel leggere, vi è venuto in mente qualcuno?
I "ritagli" provengono dai post n. 828 del 3 luglio (Charles R.) e del n. 36 sempre del 3 luglio (Skeptical Optimist).

da Walt
Spero che non vi dispiaccia se il layout del blog è un po' cambiato: nel precedente layout i messaggi risultavano troppo lunghi e stretti, anche se brevi. In questo modo se ne possono visualizzare un numero maggiore.
Buona fortuna e buon blog!
Walt

da Moreno - Sulla "forma"
Dopo quasi due anni di costrizione in una forma che non è consona al mio Lavoro, mi sento come una bottiglia di Champagne appena stappata… che si sta liberando della precedente forma… ma con la consapevolezza che l’ha portata fino a tal compimento…
- colmo degli effluvi di lievito ed erbe muschiate che riempiono l’olfatto accarezzando le narici facendole vibrare ed un impercettibile lacrima, per l’acutezza dell’impressione, inumidisce gli occhi…-

Qualsiasi azione od evento, necessitano di una forma e di due forze congrue, ad essa corrispondenti, per far si che tale evento avvenga
Ad ogni minimo cambiamento di forma deve necessariamente corrispondere un adattamento delle due forze (azioni) componenti la triade. Se tale cambiamento non avviene, la forma migra in un’altra triade o processo.
Ma che cos’è la forma? !?! Per rinfrescarci un po’ e nel caso specifico di questo scritto, la forma può venire rappresentata da una lampadina, meglio a bulbo, una lampada ad incandescenza che può generare luce.
Applichiamo alla succitata forma il ‘nostro lavoro personale ’; - se il nostro lavoro personale è cambiato (se cambiamo tipo di lampadina) o sta cambiando, devono per forza di cose cambiare le altre due forze ad esso applicate e cercare di adeguarle man mano al nostro scopo, per mantenere una forma adeguata, in sintonia con la nostra evoluzione (inoltre, credo sia evidente a tutti, che per far dimagrire la forma a noi affidata, non bisogna essere dei geni per comprendere quali interventi e quali sforzi occorrano…e….beati i magri…)
La forma del ‘nostro lavoro personale ’ a sua volta, dovrebbe adattarsi e integrarsi o, per meglio dire, trovare collocazione nella forma di un'eventuale Scuola o insegnamento conscio.
Mi ci tufferei, o meglio, ci andrei a nozze se trovassi una Scuola dove, per divenire ciò che dovremmo essere basti guardare la Tv o, fare il tifo allo stadio; cioè, non fare assolutamente niente, non cambiare nemmeno una virgola e, se siete a conoscenza di una tale Scuola, ve ne prego, fatemelo sapere, ci andrei immediatamente.
È evidente che l’adeguamento alla forma implichi intenzione e sforzo nel raggiungerla, qualsiasi essa sia, sul piano dell’evoluzione, beninteso. Non fa parte del mio comprendonio l’evoluzione senza sforzo così come il fatto che ‘i piatti non si lavano da soli ’… e lasciamo da parte la lavastoviglie per ora, fa parte di un’ottava laterale.
Se alle due forze – ah si, apriamo una parentesi sul significato di tali forze, solo per dare qualche esempio: positiva e negativa, maschio e femmina, bevo ancora un calice di prosecco o non bevo ancora un calice di prosecco – se alle due forze dicevo, applicassimo le parole mamma e papà, diventa ancor più chiaro che ad un certo punto dovremo essere i genitori del ‘nostro lavoro personale’, di noi stessi (i genitori del figlio - i procreatori del nostro lavoro personale, di come i genitori dovrebbero istruire il figlio a divenire adulto, un uomo).
Bella responsabilità … si! Lo é… anche con i nostri figli; prima o poi impariamo a fare i genitori con tutte le nostre debolezze e limitazioni ma con uno sguardo rivolto all’insù, al cielo.
Poco a poco, incorporiamo le tre leggi in noi, scivolando, cadendo, piangendo, disperandoci, durante le notti insonni con paure, tragedie, bellezza e musica, ballando… dai visi di persone di anime in pena, dai voli dei gabbiani, dallo spumeggio delle onde, qualche volta saltando e poi odorando, compiangendosi, mani vellutate, forme, colori … con le gradazioni quasi surreali del sommaco che veste a festa il Carso autunnale, le incorporiamo tutte queste leggi, in tutto e con tutto questo perché tali sono le leggi e tali leggi possiamo divenire.
I genitori imparano dal figlio così come il figlio impara dai genitori, il punto dove tre diventa uno, dove la forma è una non-forma, dove la forma è lo stesso respiro, lo stesso verbo.
Sinceramente auguro a voi ciò che augurate a me.

Un caloroso abbraccio,
Moreno

da Ultime notizie
Il numero attuale degli studenti della Fellowship of Friends è 1541.
Solo due anni fa - prima del cambio di rotta nell'insegnamento - erano circa 2250.
L'Egitto sembra abbandonato a favore degli antichi mosaici.
Dovere di cronaca.

giovedì 5 luglio 2007

da Mariella
Sì Moreno hai ragione, ad un certo punto il lavoro diviene molto, molto personale, nel senso che ci si trova a tu per tu con se stessi con i vari quesiti sul come lavorare e se ci sono stimoli ancora al lavoro su di sé. Dove vogliamo andare?
Ce lo siamo ripetuti più volte credo nel corso degli anni e forse ce lo ripetiamo ancora adesso, o forse no.
In questa settimana ho avuto la spiacevole “occasione” di ritrovarmi a dover usare ciò che conoscevo del lavoro interiore per fronteggiare una situazione di disagio emotivo. Bè…a titolo personale e informativo posso dire che ancora funziona il lavoro su di sé; la prima linea c’è ancora; ciò che è cambiato per me è che la uso senza dover pensare che così facendo mi guadagno un posto in paradiso o da un’altra parte, che non guadagno un pezzo di Eternità, ma semplicemente provo ad acuire il dolore, che sia immaginario o no, non ha importanza, il dolore è dolore. Nella FOF invece quando si parla di dolore immaginario è come quelle persone che quando dici “mi fa male la pancia” ti rispondono “ma sì…, tanto è psico-somatico”! E allora? Sarà anche psico-somatico, ma a me la pancia fa male lo stesso!! il dolore è dolore, che sia dato da una caratteristica o da un evento traumatico, il senso di disagio c’è, e a volte è insopportabile.
Il lavoro su di sé quindi se serve, si usa; ma il ricordo di sé a me non da lo stesso risultato di sopportazione del disagio in generale, come mi da invece il darsi lo scopo di accettare lo stato, che sia di arrabbiatura, di tristezza, di insofferenza: accettarlo, non castrarlo. Leggevo su un libro scritto da uno psichiatra piuttosto famoso qui in Italia: il libro si chiama “Non siamo nati per soffrire” e la frase apposta sul retro recita: “Il modo migliore per superare il dolore, è provare a non mandarlo via”.
E’ vero. Ed è Esattamente il contrario di quello che nella FOF viene insegnato, dove il dolore acquista un senso solo se è “trasformato” ?!??...(caso mai accettato e digerito, mai respinto).
Infatti tanta gente che è rimasta attaccata ai dogma della FOF ancora non è uscita dalla depressione.
Un saluto caro a tutti.

mercoledì 4 luglio 2007

da Moreno
È tempo di verifiche.
Ad un certo punto il Lavoro è e deve divenire più personale, rispondere e corrispondere alle specificità intrinseche di null'altro e semplicemente ciò che siamo.
Mi stavo chiedendo quanti e quali valori reali mi siano rimasti in questa fase di stallo in cui mi trovo.
C'è ancora il desiderio di lavorare? Di scoprire cose nuove? Insomma di esserci?!?
Sarà perché fu il primo libro che lessi, sarà perché fu quello che “mi fece cercare una Scuola
o perché finalmente trovai ciò che stavo cercando e in una forma consona al mio stile di vita, ma le parole “Quarta Via” ancora oggi mi risuonano come richiamo al presente.
Valori che si sono via via fissati negli anni tramite gli sforzi e le verifiche.
Se potessi in breve riassumere ciò che significa per me oggi Quarta Via e che ancora mi dispone bene l'animo e mi emoziona direi:
“L'arte di ricordare se stessi attraverso il lavare i piatti e il non rispondere al cellulare mentre stiamo conversando con un'altra persona”.
Ecco perché il lavoro ad un certo punto inizia ad essere personale, perché cominciamo a seguire un nostro filone, seguiamo le nostre comprensioni o meglio, il centro emozionale inizia a guidarci, inizia a tirare le redini. Possiamo fare sforzi incredibili in connessione a ciò, iniziamo a vedere chiaramente la direzione, la strada da percorrere, la forma che ci si addice, la Quarta Via, il Lavoro delle verifiche nella vita.
Questo parole, rappresentano ciò che sento...ciò che sento...inizia a gioire silente, queste parole non sono nient'altro che quello che sono, non potrei scrivere in maniera diversa da ciò che sono e non potrei essere in maniera diversa da ciò che scrivo.

Augurando nuovamente a voi ciò che augurate a me,

Vi abbraccio,
Moreno

da Gabriella F.
Ma adesso mi rendo conto quanto più potente sia tentare di agire da solo piuttosto che rimanere inconsapevole delle mie motivazioni personali, negando la mia stessa coscienza”. (dal blog inglese - JoelF 770/13 del 3/07)
Vedo qualcosa di molto speciale che cresce fuori dal gruppo. Non un altro gruppo e (Dio ce ne liberi) non un'altra setta. Ma qualcosa”. (dal blog inglese - Comrade 774/13 del 3 luglio c.a.)

Ho riportato queste due frasi dal blog in inglese perché mi hanno fatto riflettere. In un certo senso aiutano a vedere il senso di un blog come questo. Lasciamo che le cose fluiscano come devono fluire, lasciamoci liberi di parlare, che ci si possa incontrare semplicemente, condividere quello che siamo adesso. Verifiche, comprensioni.
Mi rendo conto che è impossibile "dimenticare" la Fellowship, o non parlarne improvvisamente più; per me oggi “andare oltre” implica anche mettere a fuoco il processo psicologico che mi ha tenuto per 20 anni nella scuola, anche quando non riuscivo più a prendere né a dare. Inutile ribadire le cose buone che ho ricevuto dallo stare nella scuola, sono una parte profonda di me e credo sia così per tanti. Solo che forse bastavano 10 anni, o meno... Il resto della permanenza è stato determinato da altri motivi: paura di restare sola e di perdere ogni opportunità, condizionamento psicologico, senso di appartenenza, abitudine, l’idea di “sentirsi a posto” perché si fa parte di una scuola anche se non si partecipa ... Ma tutto questo fa parte della storia personale, come tutto il resto e comprenderlo fa parte di quello che intendo per processo di "guarigione".
Quel "qualcosa" di cui parla Comrade nel blog inglese che sta nascendo, forse siamo noi come siamo adesso, con il nostro bagaglio di lavoro personale. Con in più un nuovo coraggio: essere responsabili della nostra vita e di quello che faremo. "Ci leviamo la cispa dagli occhi"
Qualche giorno fa ho visto un caro amico, uno studente della Fellowship "fermamente" convinto dell'insegnamento attuale di Robert. Lo ascoltavo con affetto cercando di esserci emozionalmente, e mi è parso di intravedere un fervore quasi religioso. Ci diceva, con sincero affetto, che l'importante è "non fermarsi".
Avrei voluto dirgli che finalmente non mi sento più ferma in quell'anfratto astruso in cui si va a finire quando si "nega la propria coscienza". Ma non l'ho fatto.
Dopo tutto questo tempo, sapete qual è la cosa più importante che mi sembra di aver imparato? Non voler essere nulla di diverso da quello che si è, nemmeno un po’. Poiché ciò conduce alla disperazione.

Caro Moreno, è così bella l’idea che siamo "frutti maturi". E in fondo, il coraggio di pensare da sè non è forse qualcosa che sta "nascendo" e che non sappiamo cos'è ...?

Allons! La strada è aperta davanti a noi...

Gabriella

lunedì 2 luglio 2007

da Patrizia
Davanti a me una rosa del mio giardino così bella, totale, assoluta, tanto da comprendere tutte le domande e tutte le risposte degne di un uomo.
Mi veniva in mente una pagina di ouspensky, credo, quando parla dell’osservazione e mostra come nel guardare veramente un posacenere, mi sembra, si potesse in realtà vedere a ritroso tutti i collegamenti impliciti che ad esso erano legati: perché quel posacenere fosse lì in quel momento, fatto così, di quel colore e di quella forma e di quanto il suo esistere dimostrasse la civiltà a cui apparteneva. In poche parole, da esso, si poteva dedurre il tutto.
So che mi colpì così profondamente che tentai di adottarlo il più spesso possibile: un metodo per non dare per scontato il mondo che mi circondava.
Questa fu la mia porta per il miracoloso; poiché ben presto mi resi conto della meravigliosa bellezza che ci circonda anche nelle cose più ovvie e di quali infiniti processi siano necessari perchè qualcosa accada e si mostri.
Direte: tutto ovvio
Si certo, il fatto è che ci si dimentica: forse perchè nella scuola le cose che veramente contano sono date all’inizio e tutte insieme in un enorme canestro che contiene tutto ciò che ci occorre, ma anche molto corollario inutile. Troppo parlarci sopra, troppo tentare di farlo diventare legge che se ben eseguita deve funzionare
Ma sappiamo bene che non è così: lo stupore, la meraviglia, il”vedere” non hanno regole, leggi, ma credo si tratti di un atteggiamento a monte: la profonda consapevolezza di esistere per partecipare
Al tutto e non morire ignoranti: il resto è tecnica, tentativi e ognuno ne può inventare e provare finchè ne vuole, Robert docet, ma sono solo tecniche, a volte così serie da diventare ridicole, ma se per qualcuno funziona…………
Rispondendo a Moreno, mio caro dolce amico
Non so se sono un frutto maturo, sicuramente sono un frutto stanco che non vuole essere inutile e mi chiedevo anche se concretamente non fosse il caso di fare qualcosa per quegli studenti usciti, ma che non sanno come andarsene da Isis, cercargli lavoro offrirgli una temporanea ospitalità non so ognuno a suo modo e con le proprie capacità o conoscenze
Insomma, far diventare questo incontrarsi, anche un luogo pratico dove le parole diventano fatti
E gli sforzi di tanti anni fioriscano nell’azione se è possibile.
Anche perché credo che lo scambio verbale sia una parte dell’ottava di rigenerazione e sia un contenitore dove avviare anche altre possibilità. Tutti noi siamo legati da legami più profondi di quanto sospettiamo, o forse iniziamo a sospettarlo.
Preghiera islamica tratta dal film il tredicesimo guerriero

Per quello che avrei dovuto pensare e non ho pensato
Per quello che avrei dovuto dire e non ho detto
Per quello che avrei dovuto fare e non ho fatto
Signore chiedo perdono

Carina vero…………

Un abbraccio, Patrizia

da You-me-us-they
Un bel saluto a tutti,
Vorrei esprimere la mia gratitudine. ScriverVi è un privilegio !
Siccome è la mia "première" su questo blog, non lo vedete, ma mi sono vestita bene per l'occasione!
Se penso alla generosità di questo periodo, mi vengono le vertigini...
Allora, metto anche un goccio di profumo e Bach sul gira dischi!
- Gli amici dell'"oggi" che non scompaiono, e quelli del "ieri" li guardo come sbucano da dietro decine di alberi ridendo: "Adonde te escondiste, amado?" ("Dov'eri nascosto, Amato?", Juan de la Cruz)
- L'anima, invece di essere condannata a morire dal freddo su una presunta luna maligna, la vedo sotto il sole, seduta su un muretto di pietre, gambe penzoloni. Ha appena aperto un nuovo libro pieno di luce e di silenzio. Per leggere bene, segue le parole con un dito...
- Un blog in lingua inglese, uno in italiano, uno in russo, il sito Greater FOF ed altre forme che dovrebbero apparire presto, come segni di uno spettacolare fenomeno:
Siamo maturi! Ovvero, Siamo capaci di organizzarci da soli!
Questo è un messaggio che, in generale, un genitore non ama sentirsi dire!
Non aspettiamo sostegno dunque e perché no, aspettiamoci pure qualche dispetto !
Il genitore di cui parlo è dentro di me (non fuori!) e dice:
Come puoi lasciare la scuola? Devi tutto alla scuola! E poi, non hai mica finito il programma (settima o ottava vita).
O minaccia:
Guarda che non te la caverai da sola!
"Come dire a coloro che ti amano che non ti amano?"
Qualsiasi "partenza" genera torture, tutte legate a questa domanda!
- L'apparizione di un nuovo significato alla parola "Graduate" (Diplomato)! Viene usata tanto dagli "innies" (quelli dentro) quanto dagli "outies" (quelli fuori). Uno dei partecipanti del blog in inglese l'ha persino scelta come pseudonimo! Ora, mi sento tanto "diplomata" che rinuncio all'idea che ci dovrebbe essere un pezzo di carta con un bel bollo ed una firma, una festa di fine d'anno e, perché no, i complimenti della giuria!
No! questa scuola è speciale.
Diplomarsi è liberarsi dal bisogno (o idea del bisogno)!
Senti gli studenti delle precedenti promozioni, quelli che si sono diplomati prima di te!
sono là, in coro a cantare: "44 gatti, in fila per 6, ne restano 2"
Questi "2", non saranno mica i centri superiori?
Un amico ha scritto, citando di memoria: "La scuola che ho conosciuto non esiste più".
E rimpiangi? Ti senti in colpa?
Sei cambiato! Il tuo essere è cambiato!
H a l l e l u j a h Baby! (Hafiz)

La scuola è e sarà solo "assurdità" per chi non ne ha bisogno !
Parli col tuo vicino dei tuoi "tempi d'oro" nella FOF ? Hummm, Io no!
E i tuoi? Sanno cosa fai/facevi in America? Hummm, i miei no!
La scuola é e sarà miracolo e dono degli Dei (Sequenza o no) per chi ne ha bisogno!
Niente è più "rinfrescante" di un nuovo studente, vero? Tanta riconoscenza!
Succede che ci voglia del tempo per integrare pienamente una categoria o l'altra, ma quando succede, succede!
Gratitudine? Tanta! Debiti ? Nessun! Tutto è stato pagato in avanzo!
Ecco, cari famiglari, mi spoglio queste vesti (Franceso) perché là dove vado, non sono necessarie...
In fondo è semplice, bello e naturale!
Difficile? Forse! Ma sempre bello, naturale e semplice!
- Da poco ho sentito dire che non c'è bisogno di niente, assolutamente niente. SONO! SEI! SIAMO! (Non Dualisti, Legge dell'Attrazione, ecc...)
Heyla! Vi lascio, questa linea me la devo studiare per bene... Dov'è il dito?

Un bell abbraccio, con gratitudine,
Grazie.lla

domenica 1 luglio 2007

da Moreno
Pregno delle impressioni pomeridiane, tra un' orata e l'altra, godendomi la bella vista dal mare del Castello di Duino (quello dove sono state scritte le 'Elegie Duinesi'), la prorompente bellezza a 360° del golfo di Trieste con a Est-Sud-Est la penisola Istriana, con Piran e Umago, ruotando di poco il capo verso Est, si scorge faticosamente la costa Croata velata da una flebile foschia, poi, a Sud-Sud-Ovest, si intravedono Grado ed Aquileia, quest'ultima con il suo Campanile e la Basilica ricca di mosaici Paleo-Cristiani, poi, ancora un po più verso Nord, il diradarsi del Carso Triestino fino a fare gli sbuffi a quello Sloveno, i cumulo-nembi che si ammassano via via più inquieti a ridosso del confine Italo-Sloveno, teatro di inenarrabili diatribe del passato; pregno di queste impressioni dicevo, dei pensieri si sono associati a ciò che corrisponde da parecchi mesi al centro di gravità del mio pensiero e cioè: dare un senso (se pur ce ne sia uno) alla situazione alquanto precaria che stiamo vivendo nella Scuola con il nuovo insegnamento e l'esodo massiccio di studenti ivi connesso.
Ci ritroviamo direi in un 'Limbo', in una 'non definizione', il vecchio insegnamento è stato 'aberrato' – concedetemi l'espressione - ed il nuovo non è maneggiabile, non funge. Credo, ci troviamo proprio in molti in questo 'intervallo'. Un intervallo rappresenta svariate cose tra cui perlomeno un bivio ma forse più di due possibilità, forse un trivio, o più...
Un frutto giunto a maturazione, se non 'sparge' i suoi semi attorno per impiantare semi di vita nuova, non svolge la funzione primaria per cui è stato creato. Rimarrebbe attaccato all'albero marcendo e facendosi macerare dai moscerini. Non rappresentiamo forse noi, in questo momento tale frutto?!?
Forse, visto il mirabile sforzo da parte dei promotori del Blog di ricomporre il quadro conscio della nostra vita, legato sia agli sforzi con il blog, sia a riunire gli studenti nella loro casa e, visto che c'è una connessione emozionale tra tutti noi -innegabile- frutto di anni di sforzi dedicati all'essere presenti e, che non stiamo rifiutando, dicevo, non sia il caso di pensare sul “come ricostruire il sistema per noi stessi, dentro noi stessi, in una nuova forma legata a ciò?!? Che non sia questo il compito a noi affidato?
Non è forse vero che la gran parte di studenti che hanno lasciato la Scuola possa venir considerata 'frutti maturi'?
Mi chiedevo pure se iniziative similari non stiano avvenendo in altri paesi?!?
Gli intervalli, “i rallentamenti”, portano attriti è inevitabile. È nella natura umana la ricerca della sicurezza, della definizione, per quanto precaria sia, ma definizione.
Non importa quanto ritardo ci sia alla partenza del treno, però, l'importante è sapere quando. Definizione è sinonimo di sicurezza.
La vita è sia definizione che non definizione, sia nel limbo che ora.

Auguro a voi ciò che augurate a me,
Vi abbraccio,
Moreno