giovedì 28 giugno 2007

da Gabriella F.
Trovo molto interessante l'idea proposta da Edson che "Già essere consapevoli di avere una vita da vivere e cercare di goderne al massimo delle nostre capacità mi sembra una bella impresa, degna di un grande esploratore".
Mi fa pensare a Michel de Montaigne che diceva "Il mio mestiere, la mia arte è VIVERE". Un pensiero questo (come quelli che ho riportato in fondo al messaggio) che mi accompagna da sempre, sai come quelle vecchie amicizie che non si perdono mai. Un pensiero che, sotto sotto, ho percepito spesso essere in contrasto con una parte dell’insegnamento di Robert, e forse anche della Quarta Via. Mi riferisco all’idea di immortalità, di corpo astrale: se devo essere sincera, non ho mai creduto nell'immortalità; non ho mai creduto nella possibilità di creare un corpo astrale, ma soprattutto, non me ne è mai fregato niente. Non è mai stata la terza forza per lavorare su me stessa.
Mi rendo conto che il mio scopo era ed è quello di vivere in modo più consapevole e degno, di essere presente alla mia vita, di esserne testimone attivo; oltre che di imparare a conoscere me stessa. Aggiungerei, imparare ad accettare quello che c’è.
A quattro mesi dall’aver lasciato la FOF realizzo che, soprattutto nell’ultimo periodo, il lavoro nella Fellowship si era trasformato in una battaglia: battaglia con il sè inferiore, battaglia con il re di fiori, battaglia con la regina di cuori, battaglia con gli Io non connessi alla presenza, battaglia ... battaglia ... battaglia, battaglia senza fine. In che direzione? Non sento più questa necessità e non sento più che sia la cosa giusta.
Adesso sento il desiderio di esserci come una gioia e un bisogno naturale. È più lasciar andare che battagliare; più accettazione che desiderio di qualcos’altro. Non voglio desiderare nulla di più di quello che c’è e di quello che sono. Per quanto poco straordinario possa essere, è tutto quello che ho. E quando siamo più presenti, non c’è desiderio, né divisione tra bene e male. È risveglio relativo? Mah! Può darsi.
E poi, associandomi a cuore aperto a Mariella: “l’armonia a me calza a pennello!”
Scusate se mi permetto una citazione, ma mi sembrano appropriate le parole di un grande saggio quale Michel de Montaigne:
Avete saputo meditare e regolare la vostra vita? Avete compiuto l’impresa più grande di tutte.
Comporre i nostri costumi è il nostro compito, non comporre dei libri, e conquistare non battaglie e province, ma l’ordine e la tranquillità della nostra vita. Il nostro grande e glorioso capolavoro è vivere come si deve.
... Non c’è nulla di così bello e di così legittimo come far bene e dovutamente l’uomo, né scienza tanto ardua quanto quella di saper vivere bene e con naturalezza questa vita; e la più bestiale delle nostre malattie è disprezzare il nostro essere ...
... È una perfezione assoluta, e quasi divina, saper godere lealmente del proprio essere.”
M. de Montaigne

Gioia a tutti,
Gabriella

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