venerdì 14 settembre 2007

Da Moreno:
Sempre più di frequente mi ritorna in mente "Mi ritorni in mente" ed i suoi punti di vista, cui mi associo, e tra l'altro, chissà perché...non me ne abbia... forse sbaglio non so … ma mi sembra sia una mano femminile che li scriva.
Riporto una frase scritta in un post:
Nella Fellowship of Friends conoscere i propri io non fa parte del conoscere se stessi. Viene chiesto di "non ascoltare gli io", di"non credere agli io". Ho sentito studenti molto fanatici spingersi fino a dire che "non bisogna pensare". Gli io hanno natura casuale, non si cheteranno mai, sono un inganno del sé inferiore per tenervi addormentati, e non vale la pena di ingaggiare discussioni con essi. Bisogna solo separarsene
quante volte ho ascoltato queste belle ma vane parole pronunciate nella frase in corsivo sopracitata.
Bisogna solo separarsene”…
La domanda che pongo o meglio che mi pongo è:
"Come posso separarmi da qualcosa che non conosco?" Che tipo di sforzo, quale sforzo ed in virtù di che motivo dovrei farlo per separarmi poi da che cosa?? Boooh!!
Vi separereste voi da una persona cui non siete sposati od in relazione alcuna né sentimentale, di sesso, di lavoro, di interessi comuni o di affari? Trovo alquanto arduo separarci da noi stessi senza conoscere noi stessi, non sapremmo da che cosa separarci, non sapremmo cosa è buono e cosa è cattivo, cosa è giusto o cosa è sbagliato in relazione ad uno scopo. La scheggia nel dito ci provoca dolore ed è per questo che vogliamo separarcene, toglierla, estirparla. Quella persona ci sta antipatica ed è per questo che vogliamo evitarla, non vederla, separarcene. I romanzi rosa non ci piacciono ed è per questo che ce ne separiamo, li evitiamo, leggiamo altro, saggistica, ecc. Una camminata dopo cena si…però che sia breve, se lunga, la evitiamo ce ne separiamo, rimaniamo a casa.
La separazione, avviene normalmente dove l'attrito tra i soggetti coinvolti diventa insostenibile - e non vado a trattare ed a sindacarne i motivi legati alla nostra vita sentimentale ora - la vita, è una continua fonte di osservazioni e verifiche.
La nostra mano si distacca bruscamente dalla tazzina del caffè se scotta troppo così come le nostre labbra dal caffè stesso se entrando in bocca, la regina di fiori lo percepisce come troppo caldo, lo percepisce come pericolo.
Mi sembra lapalissiano che se non ci scottassimo mani e bocca non avremmo la più pallida idea da che cosa separarci, perché ed in che modo.
Questo direi che fa parte dell'esperire, condizione necessaria nel Quarto Cammino. Potremmo stare attenti nel toccare una tazzina semplicemente perché qualcun'altro ce l'ha detto che scotta e seguire tal consiglio oppure ingurgitare di un sol fiato il caffè perché toccando il contenitore ne presumiamo la temperatura interna sperando beninteso di non trovarci negli States dove spesso usano bicchieri di polistirolo... temperatura esterna bicchiere - ambiente - ... temperatura interna caffè, 120°.
Dobbiamo divenire consci di noi stessi, poco a poco, sperimentando, facendo sforzi, pagando in prima persona. Dovremo lottare a lungo con i mulini a vento finché non comprenderemo che sono solo mulini a vento e non sono degli smisurati giganti, ben ne scrisse il saggio Cervantes ma se non esperissimo ciò per noi stessi che valore potrebbe avere? Cosa comprenderemmo?
Potremmo sinceramente sostenere la bontà di un vino fidandoci del giudizio di un pur capace e fidato amico? E se sì, fino a che punto?
La separazione meccanica è sotto la legge dell’accidente, accade, si fa da sé, è sinonimo di sonno, di secondo stato, la separazione conscia, inizia dall’osservazione di sé stessi tramite uno o più scopi ben definiti e degli sforzi per raggiungerli. La separazione conscia potrebbe essere rappresentata da una strada che non ha pianura né discesa. La separazione conscia inizia da uno sforzo intenzionale.
Le nostre vite sono intrise di separazioni meccaniche, la vita comincia separandoci dal grembo materno, nascendo, poi, in età adulta ci separiamo dalle nostre famiglie, creandone una propria, più in là ancora, alla fine del nostro ruolo, ci separiamo dalla nostra stessa vita, tutto ciò solo accade, segue la via di minor resistenza ma tutto ciò include pure un certo ammontare di sofferenza, è inevitabile fa parte di un processo di mantenimento universale, è una legge che ci regola, di norma, invisibile. Non eravamo consci dentro ed appena fuori dal grembo materno, come non lo eravamo quando abbiamo formato una famiglia nostra così come quando moriremo da che cosa avremmo dovuto separarci dunque e per quale ragione se ignoriamo?
Non eravamo consci quando abbiamo mandato a quel paese Tizio ed i suoi parenti così come quando avremmo voluto dare un pugno a Caio perché ci ha offeso, da che cosa avremmo dovuto separarci?
Non possiamo separarci dalla nostra mente se non sappiamo quando” mente”, quando considera, quando si identifica, quando è in immaginazione, quando esprime negatività, quando tronfia si gonfia il petto e si pavoneggia per una “pacca sulla spalla”, senza renderci conto di come funziona e di come essa conosce e riconosce le cose.
E’ iscritto sul tempio dell’Oracolo di Delfi “ghothi sauton” ovvero “Conosci te stesso”.
Salutando, in questo settimo mese dell’anno, cortesemente tutti gli scrittori, i lettori più o meno occasionali ed i titubanti del blog e, non facendo a meno di augurarVi tutto quello che augurate a me,
vi abbraccio,
Moreno

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