domenica 9 settembre 2007

Da Mi ritorni in mente:
I "molti io", chiamati anche i diecimila idioti, sono quella moltitudine di unità di pensiero che si presentano automaticamente nella mente umana in un flusso ininterrotto.
Nella psicoanalisi ciò che si sente e si pensa, le proprie ragioni, emozioni - ossia i propri io e il loro contenuto - sono una matassa da dipanare per giungere al cambiamento. Anche il contenuto dei sogni viene ritenuto molto importante.
Nella Fellowship of Friends conoscere i propri io non fa parte del conoscere se stessi. Viene chiesto di "non ascoltare gli io", di"non credere agli io". Ho sentito studenti molto fanatici spingersi fino a dire che "non bisogna pensare".
Gli io hanno natura casuale, non si cheteranno mai, sono un inganno del sè inferiore per tenervi addormentati, e non vale la pena di ingaggiare discussioni con essi. Bisogna solo separarsene.
Effettivamente, in genere, la discussione ingaggiata dagli io è oziosa, non porta a nulla.
Ma è proprio vero che il contenuto degli io non merita nessuna attenzione? Un simile atteggiamento, praticato da persone "normali" come me e voi, non rischia di portare all'estraneazione da se stessi?
L'atteggiamento per cui il contenuto degli io, così come il contenuto dei sogni, è privo di senso e di importanza, equivale a un atteggiamento di chiusura che può precludere molta comprensione.
E' un atteggiamento armato, militaresco. Quando si assumono simili atteggiamenti verso se stessi - perchè di questo alla fine si tratta, di atteggiamento verso se stessi - si giunge facilmente alla depressione e ad avere scarsa autostima, senza sapere bene il perchè.
Forse l'atteggiamento adottato nella Fellowship of Friends non è quello giusto, e non lo è nemmeno quello che vede gli io e il loro contenuto come qualcosa di molto importante.
Forse, tra questi due estremi, bisognerebbe fare uso del buonsenso.

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