martedì 11 dicembre 2007

Deprogrammazione

Da Michele
Una volta, nei miei primi anni nella fof, ho sentito parlare di uno studente che aveva lasciato la scuola, dopo essere tornato da Renaissance. Si diceva che era tornato "negativo" - si sapeva che tale negatività era dovuta alle avances di Robert, ma questo aspetto era avvolto come in una nebbia, come accade per le cose di cui non ci si vuole rendere bene conto.
Questo studente aveva dato spazio alla negatività lasciando che "divorasse tutta la sua comprensione". "Era uscito con crimine", perchè nell'andarsene aveva cercato di trascinare con sè altri studenti, parlando con loro della sua esperienza e organizzando riunioni al di fuori della fof.
Dopo essere uscito anch'io, ho potuto vedere che mentre mi si raccontavano quelle cose, si operava su di me una programmazione, in parte esplicita e in parte subliminale, affinchè non agissi nello stesso modo qualora avessi lasciato la scuola. Mi si programmava a "comportarmi bene", "a fare il bravo". Questo non è certo l'unico esempio di condizionamento di cui non solo io ma tutti quanti siamo stati vittime. Siamo stati oggetto di programmazione.
Per lasciare la fof è necessaria una notevole lotta con la programmazione ricevuta, in quanto il lasciare la scuola viene presentato come un evento drammatico con nefaste implicazioni per la propria anima. Per la Fof, non ci sono ragioni valide per lasciare la scuola. Per la Fof si tratta sempre e comunque del centro istintivo o della falsa personalità che vincono. Da questo punto di vista la Fof è una prigione psicologica. Di questo comunque ci si comincia piano piano a rendere conto quando si vuole lasciare, non prima. Se ci si rendesse conto di questo prima, si lascerebbe immediatamente, fuggendo il più lontano possibile.

La deprogrammazione è una formidabile occasione di conoscere meglio sè stessi. E' strano che in molti, lasciata la fof, sembrino saltare questo passo, si lasciano semplicemente la fof dietro le spalle, dimenticandola, non volendone più parlare. Non indagano, sembrano voler ignorare il condizionamento di cui sono stati oggetto.
Ovviamente, c'è una saggia preoccupazione di "non buttar via il bambino con l'acqua sporca", di non perdere quello che di buono si è acquisito, di conservare le proprie comprensioni, le proprie genuine verifiche, di andare avanti. Ma questo non passa certo attraverso il "fare il bravo ex-studente", il comportarsi come la Fellowship si aspetta da chi lascia. Anzi, secondo me indagare le forme di condizionamento di cui si è stati oggetto è l'ultimo, prezioso frutto che si può cogliere dalla Fellowship per quanto riguarda il conoscere sè stessi.

Che ne pensate?

Ringrazio Moreno per il contributo che sta dando al necessario passo di sdrammatizzare e riderci un po' su. Leggerti è un vero piacere.

Un benvenuto a Janvier, e un invito a entrare nella Greater Fellowship (www.greaterfellowship.ning.com). Devi fare clic su sign up. Se non riesci, fai un fischio.

Un caro saluto a tutti.

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