martedì 4 dicembre 2007

da Gabriella F.

Anch’io ricordo molto bene – e forse non mi sono ancora liberata del tutto da certi condizionamenti del pensiero – una sorta di inerzia che mi impediva di vedere le cose per quello che erano. Forse è proprio quello che Michele chiama “anestesia”. Inerzia nell’accettare cose che venivano dette e ridette e da tutti noi ripetute per renderle più vere; inerzia nel non chiedersi nulla a proposito dell’uso dei soldi; inerzia quando non si capiva l’insegnamento e si restava in attesa di una comprensione che non arrivava mai, e così via ... E ho anche visto che certe cose si possono vedere solo “dopo”, quando si è lasciato. Allora, si assiste a un processo di progressiva liberazione e comprensione; non ho più paura a dire questo e so bene cosa direbbe uno studente: “è il sè inferiore che ha preso del tutto il sopravvento, la conoscenza non ti appartiene, chi lascia perde tutto ...”. Ma la cosa che mi rattrista è che chi dice queste cose, ci crede ancora e non può sentire.
Un abbraccio a tutti, dentro e fuori,
Gabriella

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