giovedì 31 gennaio 2008

Contraddizioni

Da Pensate un attimo
Cari amici volevo solo mettere in evidenza le contraddizioni che emergono sempre più evidenti nel cosidetto 'insegnamento' di Robert Burton.
Sicuramente ve ne siete già accorti da soli...
l'assurdità delle daily card salta agli occhi;
Daily card di ieri:
È meraviglioso non giudicare il sè inferiore, ignoratelo e continuate con la vostra sequenza.

Daily card di oggi:
Il sè inferiore e il solito bugiardo, finge di essere più importante della sequenza.
Notate l'ambiguità di questi messaggi: definire il sè inferiore un bugiardo significa giudicarlo e anche pesantemente! Se io vi dico che siete bugiardi vi sto giudicando... indipendentemente dal fatto che lo siate o meno, io vi etichetto.... Inoltre la quarta via insegna l'osservazione e non l'ignorare (l'ignoranza)..... a che serve fare una sequenza (ammesso che serva a qualcosa) se si deve ignorare? La presenza non ha dei soggetti preferiti, può esserci un fiore, un tramonto, un'aria di Bach, ma anche un problema, un momento difficile, un pensiero che disturba, perchè ignorare?
E poi perchè dover sempre 'rubare' citazioni da uomini veramente straordinari, frasi estrapolate dal loro contesto e che quindi perdono il vero significato ....
e qualche volta, a mio avviso, anche di dubbia origine, come ieri per esempio;
Rumi: l'amore è ignorare il mondo.
Ma avete letto Rumi? Avete percepito il suo amore infinito per la vita? Non credo che abbia mai detto questa frase e comiunque se l'ha detta era certamente legata ad un contesto da capire.
Com'è superficiale, ambiguo e fuorviante tutto ciò....

mercoledì 30 gennaio 2008

Non solo ex

da Pensate un attimo
Ciao Michele,
bello 'rivederti', mi mancano i tuoi post intelligenti e arguti.
Volevo dire che la Greater Fellowship non è aperta solo a chi ha fatto parte della Fellowship of friends.
Ciao a presto

Per entrare nella Greater Fellowship

da Michele
Questo link è specialmente per Mich. Ian., ma anche per tutti quelli che vogliono entrare nella Greater Fellowship.
Il link è www.greaterfellowship.ning.com: si fa clic su sign up e si risponde a qualche domanda "di sicurezza" in quanto è un social site riservato a chi ha fatto parte della Fellowship o ancora ne fa parte.
Un saluto a tutti

martedì 29 gennaio 2008

Una richiesta

carissimi, sono un ex della FoF. dopo aver letto le informazioni sul vostro sito ne sono rimasto turbato. Vi è possibile farmi mettere in contatto diretto con altri ex studenti che abbiano avuto maggiori esperienze rispetto a me nella FoF?
In amicizia
Vi saluto
Mich. Ian.

mercoledì 23 gennaio 2008

Esperimenti di ricordo di sé

da Anonimo

È possibile tenere a mente qualcosa continuativamente?
Faccio i miei esperimenti di "ricordo di sè". Verifico che "non mi ricordo di me stesso", ossia che se mi impongo di esserci, mentre sperimento il mondo, riesco per un breve periodo di tempo e poi mi dimentico.
Dico che questa è una verifica che "non mi ricordo di me" e che "il ricordo di sè non è meccanico".
Forse sarebbe più appropriato dire che in generale non mi ricordo di nulla, non solo di me stesso.
Se per esempio cerco di rendermi conto continuativamente del fatto che ho un naso, per un certo periodo riesco, poi questa consapevolezza svanisce. Lo stesso accade se cerco di tenere continuativamente a mente una nozione qualunque, per esempio che siamo nell'anno 2008. Per breve tempo si riesce, ben presto si dimentica.
Sembra che questa incapacità valga per tutti, in tutti i campi.
Gurdjieff fece leva su questa contraddizione dell'essere umano, con i suoi allievi, e su essa fondò la quarta via. Ouspensky sulla Prospettiva Nevsky fece la sua prima verifica di "non ricordare se stesso". Lo stesso verificarono i suoi compagni - che non ricordavano se stessi. La verifica era giusta, fondata su fatti reali, anche se forse se ne potrebbero formulare conclusioni diverse. Il fatto che gli sforzi di ricordarsi di sè servano a qualcosa di più di una maggiore conoscenza di sè, o che producano effetti più ampi di una certa maggiore consapevolezza nel momento, rimane per molti solo un mito, una cosa affermata da Gurdjieff e mai veramente verificata.
La mia esperienza è stata che il cosiddetto "ricordo di sè" è al di sopra del mio livello. Il mio rapporto emozionale con questa verifica è stato in realtà quello di chi si sente in colpa, in debito. Era un compito che non riuscivo a ottemperare, una sfida improba che non potevo vincere.
Ma forse altre persone, se le interrogassi sul perchè secondo loro non riusciamo a ricordare noi stessi, mi risponderebbero che fa parte della nostra natura, che siamo fatti così, e non sentirebbero questo come un problema. D'altra parte anche per noi che abbiamo incontrato la quarta via questo problema si è presentato solo a un certo punto, quando Gurdjieff ci ha messo a parte di un segreto.
Ma era un segreto o un trucco? è ragionevole chiederselo, perchè in effetti riuscire a impegnare delle persone in un compito nel quale non possono avere successo è una trappola senza pari.

martedì 22 gennaio 2008

Un bel risultato

da Pensate un attimo
Negli ultimi giorni ho avuto occasione di parlare con diversi amici che sono ancora membri della Fellowship of Friends (a mio avviso ancora per poco): il risultato delle diverse conversazioni avute si può riassumere in poche parole (ed è lo stesso per tutti.....): sfiducia, delusione, paura, e in qualche caso disprezzo.
sfiducia - 'gli studenti più religiosi' (e più vicini a Robert Burton) sono quelli che sembrano essere più addormentati, come sotto l'effetto di un "lavaggio del cervello", quasi una caricatura, parlano sempre di numeri, fanno gesti che indicano 6+4, vanno interpretando a destra e a sinistra.
delusione - alcuni si sono finalmente resi conto che l'amore di cui parla Robert è solo una parola vuota di significato ed è del tutto condizionato: se sei ricco o giovane e bello o un assoluto fedele servitore puoi ricevere attenzione altrimenti...
paura - un bel risultato per una scuola che si professava essere una scuola d'Amore. Molti hanno paura di lasciare anche se non ne possono più perchè sarebbero allontanati dal giro delle amicizie e conoscenze.... (per fortuna questo succede sempre meno)
disprezzo - per il comportamento di Robert Burton (perversioni sessuali, prostituzioni dei ragazzi, avidità di soldi)
La cosa più stupefacente per me è che tutto questo viene dalle voci di persone che stanno ancora dentro!!!

martedì 15 gennaio 2008

La naturalezza dell'essere

da Pensate un attimo
A buon intenditore.....(ragazzi sveglia!!)
Che cosa posso fare per diventare più recettivo all'ultima realtà (presenza)?
Non esiste un sistema, un metodo o una tecnica grazie ai quali avvicinarsi alla realtà. Essa rivela se stessa là dove ogni tecnica e ogni sistema falliscono, là dove si vede la futilità del volere. Allora la mente entra in uno stato di resa innocente.
Le tecniche servono soltanto a rendere la mente più affilata e ingegnosa: ma voi restate nelle sue reti, e per quanto possiate avere l'impressione di una trasformazione, di fatto state sempre giocando i vecchi giochi. È un circolo vizioso.
La libertà, l'umiltà e l'amore appaiono in modo istantaneo, mai come un raggiungimento. La mente, il processo mentale, si manifesta in termini di spazio e tempo. Ma la consapevolezza silenziosa non è condizionata né dallo spazio né dal tempo. Perciò un mentale limitato non potrà mai raggiungere l'assoluto grazie alla propria espansione. Ogni sforzo di questo tipo conduce soltanto al rafforzamento dell´ego.
Se voi fate attenzione mentre parliamo, in questo stato reale di attenzione la vostra mente compie una trasformazione. La cosa importante è l´atto dell'ascoltare, l'osservazione della vostra reazione a queste parole. Il vero ascolto coinvolge tutto il vostro essere, e in esso tutti i legami dell'ego si dissolvono. La mente entra allora in uno stato di grande vigilanza.
Quanto alla sua domanda in particolare, ogni metodo e ogni tecnica comportano una specializzazione e una localizzazione. Ma questo focalizzarsi su una parte non potrà mai condurla al tutto. Più lei si specializza, più il suo campo visivo si avvicina, ma la causa di base del conflitto psichico non viene rimossa. La tranquillità ottenuta attraverso le tecniche è soltanto una cosa di superficie, mentre persiste la causa più profonda del conflitto.
Jean Klein, La naturalezza dell'essere

venerdì 11 gennaio 2008

Similitudini

da Michele
Mi ritorni in mente, sono andato a vedere il sito italiano di Scientology, e nella home page si legge:

"Scientology è una religione del ventesimo secolo. Comprende un vasto insieme di conoscenze derivanti da alcune verità fondamentali, la principale delle quali è questa:
l’uomo è un essere spirituale dotato di capacità che vanno ben oltre quelle che egli considera di avere normalmente. Egli non solo è in grado di risolvere i propri problemi, di raggiungere le mete che si è prefisso e di conseguire una felicità duratura, ma può anche raggiungere nuovi stati di consapevolezza mai sognati prima.
Secondo i principi religiosi di Scientology, non viene richiesto a nessuno di accettare nulla come un credo. Niente in Dianetics e in Scientology è vero per te, a meno che non sia stato tu a osservarlo. Ed è vero in base alla tua osservazione.
Questo è tutto."

Rassicurante, vero? Che non si dovesse credere in nulla lo si diceva anche a chi voleva entrare nella Fellowship of Friends. "Non credere a nulla, verifica tutto". Si entra così sicuri di se stessi, certi di mantenere tutto sotto il controllo della propria lucida razionalità.
Pensiamo che essere controllati mentalmente e nel comportamento o ipnotizzati è "una cosa che può capitare agli altri, ma non a me".
E anche dopo che eventualmente si è lasciata la setta, tanto è l'orgoglio e la vanità che non si vuole ammettere di essere stati coglionati.

giovedì 10 gennaio 2008

Parole che risuonano

da Pensate un attimo

Da Tony Parsons (www.theopensecret.co.uk)
Una delle cose che sono giunto a comprendere è che il risveglio diventa possibile quando si accetta l'idea che non possa essere "conseguito". Le dottrine, i processi e i sentieri graduali di ricerca del risveglio non fanno altro che esacerbare il problema che pretendono di risolvere, rinforzando l'idea che l'io possa trovare qualcosa che ha perduto. È questo stesso sforzo, questo investimento nell'identità dell'io che continua a ricreare l'illusione della separazione dall'unità. Questo è il velo che crediamo esista. È il sogno dell'individualità.

da Walt Whitman (senza 'chiavi'...)
Niente è mai veramente perduto, o può essere perduto,
Nessuna nascita, forma, identità, nessun oggetto del mondo.
Nessuna vita, nessuna forza, nessuna cosa visibile;
L'apparenza non deve ostacolare, né l'ambito mutato confonderti il cervello.
Vasto è il Tempo e lo Spazio, vasti i campi della Natura.

mercoledì 9 gennaio 2008

Il coraggio di andarsene

da Mi Ritorni in Mente
ho trovato nel sito "Allarme Scientology" questo documento (http://xenu.com-it.net/coraggio.htm) il cui testo riporto di seguito:

Il coraggio di andarsene
Dopo molti anni in Scientology, in particolare come staff, forse la cosa più difficile da fare è proprio andarsene.
Inizialmente Scientology è bella, affascinante, entusiasmante, ti dà uno "scopo" e ti fa sentire più sicuro di te e delle tue capacità. L'ambiente è caldo e stimolante. E la materia è anche, perché no, divertente.
Lentamente, troppo lentamente perché uno se ne renda conto, inizia però a chiederti sempre di più e a darti sempre di meno.
Le vittorie ci sono, sono quelle che ci tengono "a bordo", ma non sono più "forti" o "importanti" come una volta; ma il tempo di permanenza in org, l'impegno richiesto per le sue varie attività e le richieste economiche aumentano.
Lo sforzo, in termini finanziari e di rinuncia per il pubblico, ed in termini di tempo, umiliazioni e mancanza di denaro per lo staff, inizia a gravare parecchio.
Ed è in questo momento che la maggior parte delle persone inizia a nutrire dubbi, a desiderare di mollare tutto e di andarsene. Ma spesso non lo fa.
Perché? E' questa la domanda che assilla i genitori affranti, i parenti o gli amici che vedono l'affiliato a Scientology dedicare sempre più tempo ed energie a quello strano gruppo, mentre è evidente che la sua vita non è poi così bella e soddisfacente come lui vorrebbe credere o far credere...
Pensando alla mia esperienza personale, parlando con alcuni ex, ed anche con persone attualmente sulle linee, mi sono fatto una vaga idea di quello che accade ad una persona che, dopo un determinato tempo in Scientology (diciamo ad esempio 3/4 anni), voglia andarsene e mollare tutto.
La struttura stessa di Scientology è stata creata ad arte dal suo fondatore per evitare (o quantomeno limitare al massimo) le defezioni.
Io voglio andarmene. Sono stufo di continuare a fare Scientology. Certo, ho avuto delle vittorie, altrimenti ora non sarei qua, ma mi pesa troppo continuare su questa strada. Non posso continuare a prendere 30 euro la settimana per 10 ore al giorno di lavoro, non posso passare OGNI sera in org, vorrei anche fare altro...
Non ne posso più di continue richieste economiche, di continue promesse che quasi mai si avverano, di vedere che le cose rimangono immutate con il trascorrere degli anni, cambiano solo le parole...
Mentre il pensiero si fa strada nella nostra mente, ecco arrivare le prime barriere:
In realtà ho degli overt. Ho delle parole malcomprese, ecco perché non voglio andare in classe. Sono in una condizione di dubbio, forse dovrei risalirla... Forse ho qualcosa da riparare in auditing... Perché tutti gli altri sembrano non avere i miei stessi problemi? Forse c'è qualcosa di sbagliato in ME...E se uno dovesse riuscire a superare queste barriere, dovrebbe ancora fare i conti con la più grande di tutte: "come mi considereranno gli altri se me ne vado?" Tutte quelle persone che con il passare degli anni sono diventati i miei soli amici o quasi, con cui ho diviso tanti obiettivi e sforzi?
Questa è, solitamente, la domanda senza risposta che fa cambiare idea ai più dubbiosi.
Tutti noi sappiamo che, una volta spariti (in particolare lo staff), sul tabellone degli annunci per lo staff o per il pubblico verrà affisso un foglio (solitamente giallo) con il nostro nome, cognome e con tutti i "crimini terribili" che abbiamo commesso.
Molti di noi, nel loro passato in Scientology, guardando questi fogli avranno commentato: "Che fuori etica!" oppure "Lo sapevo che quello lì...", o "Ma guarda che essere degradato". I fogli vengono messi apposta, mostrano alle persone che chi se ne va viene punito, e viene punito negandogli Scientology e "sputtanandolo" pubblicamente, in barba alla legge sulla privacy.
Noi stessi abbiamo considerato i fuoriusciti delle cattive persone, ed ora che è il nostro turno di uscire... questa stessa considerazione ci blocca.
Un'altra barriera è il fatto che abbiamo continuato a fare Scientology per anni. Ci abbiamo creduto, abbiamo litigato con amici e parenti dubbiosi, quando addirittura non abbiamo drasticamente tagliato i ponti con loro, ed ora... Vogliamo uscire? Sarebbe un po' come dare contro a noi stessi. A nessuno piace dover ammettere di aver preso una cantonata. E la cantonata fa tanto più male quanto più ci siamo esposti pubblicamente per diffondere o difendere il nostro gruppo. E Scientology, attraverso le sue diverse attività nei campi più svariati, quasi ti obbliga a prendere impegni pubblici, sia nei confronti dei tuoi compagni che della comunità in generale.
E' in questo caso che viene in aiuto Internet con siti come "Allarme Scientology" o con questo newsgroup... (oppure clicca qui). Per chi non ha avuto Internet è stata più dura, ma da quando esiste Scientology esistono i blow e i fuoriusciti ... e anche senza Internet!
Oggi è solo un po' più facile. Basta guardare su Internet ed ecco che la persona in preda al dubbio trova l'aiuto necessario a finalizzare la sua decisione. Capisce di non essere l'unica persona ad avere visto cose che non vanno, realizza che non è il solo ad avere grandi problemi che si ingigantirebbero continuando sulla strada della "libertà totale". E questo, in qualche modo, gli dà il coraggio.
Non credo che un sito come "Allarme Scientology" o le esperienze che noi raccontiamo qui possano fare "aprire gli occhi" ad uno scientologist che crede in ciò che sta facendo e ne è felice. Servono invece ad infondere coraggio a chi ha dei dubbi, ma non riesce ad andarsene... oltreché informare parenti ed amici su che cosa sia realmente lo "strano gruppo" del nostro congiunto, e su COSA egli stia realmente facendo.
Ma pur con tutte le informazioni a disposizione, pur capendo che non si è i primi né gli ultimi, per andarsene ci vuole coraggio, e non è sempre facile. Alle spalle di solito si lasciano amici, esperienze, ricordi e, in particolare, anni. Anni presi e buttati nel dimenticatoio, spesi in qualcosa che, alla fin fine, si è rivelato essere nulla di più che un imbroglio o, nelle migliore delle ipotesi, molto fumo e niente arrosto.
E davanti cosa abbiamo? Davanti l'incertezza, la disoccupazione per molti staff, ormai troppo vecchi per rifarsi un qualsiasi curriculum decente. Giovani Sea Org Member, entrati in Scientology da ragazzini ed ora usciti a 30 anni con la terza media...
Ci vuole coraggio.
Scientology, nel corso degli anni, entra vigorosamente a far parte della tua vita. Nulla è più importante di invertire la spirale discendente del pianeta. TUTTO si può e si deve sacrificare sull'altare del proprio progresso spirituale per uscire dalla trappola che continua a ripetersi, vita dopo vita. Secondo Scientology infatti la nostra vita non è altro che una trappola. Noi, in quanto esseri spirituali, siamo intrappolati in questo corpo e, quando esso morirà, saremo intrappolati nel prossimo corpo.
Capirete che, per quanto belle siano, le esperienze della vita che stiamo vivendo sono già state provate in altre vite... è una cosa che va avanti all'infinito.
Quando Scientology riesce a convincerti di questo il gioco è fatto. Nulla della tua vita diventa importante: amici, ferie, svaghi, interessi. Scientology diventa il perno sul quale ruota la tua vita.
E quando decidi di uscire... non ti resta nulla.
Quando sono uscito, così come molti altri, mi sono sentito svuotato e stanco. Smarrito. Non avevo più nulla: non avevo amici, non avevo un lavoro, non avevo una casa. Tutto ciò che ero era "Scientology", o era in Scientology.
Ma, in seguito, arrivano le cose positive.
La libertà, le piccole cose di tutti i giorni, la libertà di guadagnare e spendere i soldi come ci pare.
Lo stare fuori fino a tardi... il ritrovare vecchi amici (gli amici veri non li perderete mai, anche se in un primo tempo li avevate allontanati), l'andare in vacanza, il visitare posti nuovi e meravigliosi proprio perché nuovi... il piacere delle piccole cose.
La gioia di starsene seduti a leggere un libro e non avere altro da fare che leggere un libro... La libertà di avere una propria opinione.
Ci vuole coraggio ad uscire, ma ne vale la pena... e nulla ha più valore.
Auguro a tutti coloro che sono dentro, di trovare questo coraggio e venire a gustarsi la vita... Perché... E' bello essere fuori.

da Wikifof

Buon anno.
Vi invitiamo a visitare e a contribuire allo sviluppo di un sito che servirà come un centro di informazione informale sulla Fellowship of Friends, da parte di coloro che ne hanno fatto personalmente esperienza.
L'idea è di fare un sito più conciso e basato sui fatti di quanto non sia questo blog. Chi ci arriva per la prima volta potrebbe non voler leggere un anno di discussione, ma probabilmente dedicherà del tempo a leggere questo sito:
http://fellowshipoffriends.wikispaces.com/

domenica 6 gennaio 2008

Perché hai lasciato la FoF?

da Cogito ergo sum

Sul blog inglese è apparso questo scambio di domanda/risposte che riporto qui, non solo perché lo trovo interessante, ma anche perché mi ha personalmente stimolato e spero stimolerà anche voi.

DOMANDA:
zoecan1 (3 gennaio - post 584)
Mi piacerebbe chiedere a chi vorrà rispondermi che cosa esattamente li ha portati a decidere di lasciare la FoF. Avete coltivato a lungo l’idea di lasciare? C’è stata una persona determinante nella vostra decisione? Avete lasciato da soli o con un’altra persona? C’è qualcosa che possiamo fare per aiutare qualcuno fuori dalla FoF? Sono curiosa di sapere se darete risposte diverse.

RISPOSTE:
Nuthead (5 gennaio - post 601)
Ho lasciato perché lo scopo per il quale ho raggiunto e sono rimasto nella FoF era il risveglio spirituale e alla fine ho compreso che l’insegnamento di Burton, in realtà, conduce gli studenti lontanto dal risveglio anziché avvicinarli ad esso.

xeeena (6 gennaio - post 603)
Ho lasciato quando ho compreso che non potevo veramente sopportare di essere in presenza della persona che avrebbe dovuto essere il mio maestro. Ho cercato di evitarlo e di ignorarlo per molto tempo, ma alla fine non potevo accettare di sostenere la sua istituzione con le mie donazioni e la mia presenza. Ho lasciato assolutamente per conto mio e ne è seguito un periodo di grande solitudine.

waskathleenw (6 gennaio - post 604)
1. Ho lasciato quando ho verificato che c’erano ben poche prove che il lavoro in una “scuola conscia” producesse dei risultati. Ho visto che l’intera cosa non era quello che rivendicava di essere. Naturalmente, questa è una banalizzazione, ma esprime abbastanza bene il concetto in poche parole.
2. Ho lasciato quando è scoppiata la bolla ipnotica che mi impediva di vedere il punto 1 di cui sopra.

Pensate un attimo (6 gennaio - post 605)
Ho lasciato perché ho realizzato che Robert Burton "era sbagliato" (ndt: dall'inglese "was wrong", ma credo che tradurlo "sbagliava" fosse riduttivo..). Ciò che dice non aiuta le persone a “evadere”, anzi al contrario le tiene imprigionate per sempre in un meccanismo studente/maestro. Tutti quei numeri e interpretazioni e strane storie sono un modo per evitare ciò che già è ... che non ha bisogno di tutte quelle assurdità.
Ho lasciato anche perché non volevo più sostenere il suo stile di vita, non solo per il denaro speso per gli abiti di Gucci e così via, ma soprattutto per il denaro speso per comprare i servizi sessuali di giovani uomini.
Ho lasciato perché ne avevo piene le tasche di tutte le divisioni che egli ha creato tra le persone.
Ho lascitato perché i cosiddetti “eventi” mi facevano stare male.

Complicità in famiglia

da Mi ritorni in Mente
La Fellowship of Friends è una famiglia. Una famiglia in cui vengono commessi degli abusi sessuali.
Il padre, che gli abusi li commette, ha il sostegno e la complicità degli altri familiari.
Si è complici di ciò che avviene nella camera da letto di Robert
quando ci si reca in viaggio nei centri esteri per fotografare i giovani figli maschi e farne un catalogo da sottoporre al padre
quando si "sponsorizzano" i viaggi delle vittime, (per esempio quelli dei figli russi)
quando con il proprio silenzio non si avvertono i figli dell'abuso cui vanno incontro
quando parlando con gli altri si giustifica la condotta del padre abusante, fregandosene bellamente della sofferenza che infligge agli abusati, contribuendo a far apparire l'abuso una cosa normale, o meritata dalle vittime.
quando parlandone, o nel proprio pensiero, si respinge il fatto che di abusi sessuali si tratti. In quel caso ci si dice che i figli sono consenzienti, che non lo fanno contro la loro volontà. Ma non è vero. Sono giovanissimi e la Fellowship of Friends gli presenta Robert come un Dio. Come un Padre.

Mi chiedo come sia possibile che questo orrore stia continuando ad accadere...
Quando finirà questa vergogna?

mercoledì 2 gennaio 2008

da Patrizia

Non amare il florido ramo,
non mettere nel tuo cuore
la sua immagine sola;
essa avvizzisce.

Ama l'albero intero,
così amerai il florido ramo,
la foglia tenera e la foglia morta,
il timido bocciolo ed il fiore aperto,
il petalo caduto e la cima ondeggiante,
lo splendido riflesso dell'Amore pieno.

Ama la vita nella sua pienezza,
essa non conosce decadimento.

sempre da krishnamurti
Un abbraccio a tutti, Pat

martedì 1 gennaio 2008

da Gabriella

Cari amici, un altro augurio a tutti noi per questo nuovo anno, per il nostro nuovo canto libero:

"La mente può essere resa tranquilla dalla ripetizione di una nenia, d'una parola, d'una preghiera. La mente può venire drogata, addormentata; può essere addormentata violentemente o gradevolmente, e durante questo sonno possono anche esservi sogni.
Ma una mente resa quieta dalla disciplina, dai riti, dalla ripetizione, NON PUO' MAI ESSERE VIGILE, SENSIBILE E LIBERA."
Krishnamurti