venerdì 6 luglio 2007

da Moreno - Sulla "forma"
Dopo quasi due anni di costrizione in una forma che non è consona al mio Lavoro, mi sento come una bottiglia di Champagne appena stappata… che si sta liberando della precedente forma… ma con la consapevolezza che l’ha portata fino a tal compimento…
- colmo degli effluvi di lievito ed erbe muschiate che riempiono l’olfatto accarezzando le narici facendole vibrare ed un impercettibile lacrima, per l’acutezza dell’impressione, inumidisce gli occhi…-

Qualsiasi azione od evento, necessitano di una forma e di due forze congrue, ad essa corrispondenti, per far si che tale evento avvenga
Ad ogni minimo cambiamento di forma deve necessariamente corrispondere un adattamento delle due forze (azioni) componenti la triade. Se tale cambiamento non avviene, la forma migra in un’altra triade o processo.
Ma che cos’è la forma? !?! Per rinfrescarci un po’ e nel caso specifico di questo scritto, la forma può venire rappresentata da una lampadina, meglio a bulbo, una lampada ad incandescenza che può generare luce.
Applichiamo alla succitata forma il ‘nostro lavoro personale ’; - se il nostro lavoro personale è cambiato (se cambiamo tipo di lampadina) o sta cambiando, devono per forza di cose cambiare le altre due forze ad esso applicate e cercare di adeguarle man mano al nostro scopo, per mantenere una forma adeguata, in sintonia con la nostra evoluzione (inoltre, credo sia evidente a tutti, che per far dimagrire la forma a noi affidata, non bisogna essere dei geni per comprendere quali interventi e quali sforzi occorrano…e….beati i magri…)
La forma del ‘nostro lavoro personale ’ a sua volta, dovrebbe adattarsi e integrarsi o, per meglio dire, trovare collocazione nella forma di un'eventuale Scuola o insegnamento conscio.
Mi ci tufferei, o meglio, ci andrei a nozze se trovassi una Scuola dove, per divenire ciò che dovremmo essere basti guardare la Tv o, fare il tifo allo stadio; cioè, non fare assolutamente niente, non cambiare nemmeno una virgola e, se siete a conoscenza di una tale Scuola, ve ne prego, fatemelo sapere, ci andrei immediatamente.
È evidente che l’adeguamento alla forma implichi intenzione e sforzo nel raggiungerla, qualsiasi essa sia, sul piano dell’evoluzione, beninteso. Non fa parte del mio comprendonio l’evoluzione senza sforzo così come il fatto che ‘i piatti non si lavano da soli ’… e lasciamo da parte la lavastoviglie per ora, fa parte di un’ottava laterale.
Se alle due forze – ah si, apriamo una parentesi sul significato di tali forze, solo per dare qualche esempio: positiva e negativa, maschio e femmina, bevo ancora un calice di prosecco o non bevo ancora un calice di prosecco – se alle due forze dicevo, applicassimo le parole mamma e papà, diventa ancor più chiaro che ad un certo punto dovremo essere i genitori del ‘nostro lavoro personale’, di noi stessi (i genitori del figlio - i procreatori del nostro lavoro personale, di come i genitori dovrebbero istruire il figlio a divenire adulto, un uomo).
Bella responsabilità … si! Lo é… anche con i nostri figli; prima o poi impariamo a fare i genitori con tutte le nostre debolezze e limitazioni ma con uno sguardo rivolto all’insù, al cielo.
Poco a poco, incorporiamo le tre leggi in noi, scivolando, cadendo, piangendo, disperandoci, durante le notti insonni con paure, tragedie, bellezza e musica, ballando… dai visi di persone di anime in pena, dai voli dei gabbiani, dallo spumeggio delle onde, qualche volta saltando e poi odorando, compiangendosi, mani vellutate, forme, colori … con le gradazioni quasi surreali del sommaco che veste a festa il Carso autunnale, le incorporiamo tutte queste leggi, in tutto e con tutto questo perché tali sono le leggi e tali leggi possiamo divenire.
I genitori imparano dal figlio così come il figlio impara dai genitori, il punto dove tre diventa uno, dove la forma è una non-forma, dove la forma è lo stesso respiro, lo stesso verbo.
Sinceramente auguro a voi ciò che augurate a me.

Un caloroso abbraccio,
Moreno

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