giovedì 19 luglio 2007

da Gabriella F.
Cari Amici, vorrei fare una domanda, una curiosità che sento:
Sfogliando il sito della Greater Fellowship mi sono resa conto che sono in molti quelli che, pur dando inequivocabili segni di malessere, solitudine, scontento, delusione, a seconda dei casi, sono tuttora nella Fellowship, anche tra coloro che postano qui e nel blog inglese.
Premetto che non ho alcuna intenzione di spingere nessuno, non credo sia né giusto né possibile. Anzi, l'augurio accorato che faccio a tutti coloro che restano è di farlo per le ragioni giuste, perché continuano a "prendere" e a "dare" in armonia con se stessi.
Per tornare alla domanda: perché restate? Chiedo questo a voi perché - come ho già detto in un precedente post - ho realizzato di essere rimasta nella FoF molto più a lungo di quanto veramente volessi.
Personalmente, so di non mentire se dico che quando ho cominciato a provare le sensazioni di cui parlano diversi studenti in crisi e tuttora nella FoF, insomma quel disagio profondo e sempre crescente, ho lasciato. Proprio come quando si lascia un amante molto amato anziché tradirlo, perché non lo si ama più; inoltre, sarebbe stato come tradire me stessa. Non è stata certo una decisione facile dopo tanti anni, anzi direi che per certi versi è stata dilaniante.
Quali sono i meccanismi che tengono comunque dentro? Si spera in un cambiamento? Si teme la solitudine? Si teme di sbagliare? Si teme di "tornare indietro", di "fermarsi"?
Se può servire, a me non è capitato: forse prima sentivo di appartenere a qualcosa e ciò, di per sè, sembrava produrre un qualche risultato; anche se a volte finiva con l'essere una mera recita.
Adesso, so di essere responsabile della mia vita, in piedi sulle mie gambe, nessuno che mi dice cosa devo fare, devo volerlo io. Da questo punto di vista, ho ripreso fiducia in me stessa.
L' "Esserci" è rimasto un punto focale, solo che è un po' diverso e la sequenza non ne fa sicuramente parte; venti anni di Quarta Via sono serviti e non sono scomparsi. Non è forse anche questo andare avanti?
Se nessuno vorrà rispondere a questa domanda, va bene lo stesso, vi auguro comunque tutto il bene possibile. Ma sono giorni che desidero porla. So che in molti casi ci sono problemi "utilitaristici", di vita, di famiglia e di lavoro che possono costringere ad aspettare e mi scuso se risulto invadente. Non volevo. Ma forse una riflessione si può fare, forse ci aiuta a capire qualcosa di noi stessi. Insomma, perché non lasciare pur stando male?
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Caro Alessandro, grazie per la tua testimonianza e per la schiettezza. Ci si sente meno soli.

Un sincero augurio affettuoso a tutti,
Gabriella

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