mercoledì 18 luglio 2007

Da Alessandro:
Incontrando questo spazio e leggendo le varie riflessioni, i commenti, i nomi dei partecipanti - che hanno il piacevole potere emotivo di accendere i Ricordi - è emerso in me, a distanza di anni, il desiderio di raccontare e quindi condividere la mia esperienza.
Scrivo di date e di fatti. Sono stato nella Fellowship of Friends dal 1985 al 1992, tempi stupendi di Lavoro, di Gioie, di Attriti, di Incontri, di Profonde Amicizie. Di viaggi e di un soggiorno lavorativo a Renaissance nel 1986. Prima di partire la direttrice del centro di allora mi avvisò della omosessualità di Robert Burton e delle possibili avances. Negli anni di permanenza nella Scuola non sono mai stato oggetto né di abusi, né di molestie da parte di Robert Burton. Nel 1990 divenni direttore di un centro e lentamente quegli aspetti che erano sullo sfondo della Scuola, messi nell´ultimo cassetto dell´ultimo armadio nella mia Coscienza e del mio Lavoro e che in un certo modo respingevo - ma che iniziavo a conoscere meglio per chiarezza, profondità e dimensione, crearono in me turbamento, confusione e solitudine. Desidero mettere il focus su alcuni aspetti. Non ho niente da commentare e giudicare sulle tendenze sessuali delle persone frutto di reciproco rispetto e libertà di comportamento, il crimine assurge quando una persona utilizza il suo ruolo di potere ed autorità per manipolare, plagiare e abusare per proprie soddisfazioni altre persone, in una relazione che non è - per sua natura - assolutamente Paritaria (pensiamo, ad esempio, al direttore con una segretaria, al medico con una paziente, al psicoterapeuta con una persona in analisi - indipendentemente dai tratti sessuali). Si può "tranquillamente e serenamente" affermare che tutti sono maggiorenni e possono acconsentire e rifiutare proposte, dimenticando o ignorando la particolarità della relazione di dipendenza e di sudditanza che si crea tra un maestro ed il suo allievo. Usare il prestigio ed il potere di "maestro" per soddisfare la propria sessualità, e nel caso di rifiuto estromettere lo studente dalla cerchia di viaggi, favori, incontri, disponibilità economiche dopo averlo concesso, arrivare al ricatto morale è inequivocabilmente un processo di crimine, un furto d'Anima. Una decina d´anni fa ho parlato con un mio caro Amico, ex-studente che ha vissuto questa esperienza di abuso (che mi sembra negli anni sia diventata molto comune) e mi ha raccontato la vergogna, l'umiliazione, la violenza emotiva subita e l'impotenza, l'incapacità di reagire verso chi consideri il proprio maestro. L'altro aspetto - per me altrettanto inquietante - che si unisce a questa dimensione è stata la profonda complicità ed omertà che ha contraddistinto quegli anni. Una fenomenologia di eventi che accade similmente negli incesti nelle famiglie: il negare ciò che è. (In fondo però, è il sonno umano e solo il sonno - il desiderio di non vedere le cose come sono - che fa ignorare all'Uomo i chiari avvertimenti della corruzione prima che inizi il suo lavoro. R. Collin). Studenti di primo piano e con ruoli più o meno importanti nell'organizzazione della fellowship hanno steso e creato un velo di omertà e di discredito su chi parlava, raccontava, rivendicava il diritto a far conoscere questo aspetto che non è solo di Robert Burton e dello studente coinvolto, che non è una sfera privata - come si voleva far credere nel migliore dei casi, ma appartiene alla Vita della Scuola, apparteneva a tutti noi. Arrivare a screditare uno studente dopo che è stato 20 anni nella scuola, per tanti anni vicino a Robert Burton, descrivendolo con problemi psichici-emotivi, una personalità disturbata mi ha fatto conoscere e vedere la faccia oscura della Fellowship: gli incubi sono apparsi e mi hanno fatto paura. Concedetemi: il tutto ha il sapore dei pentiti di mafia a cui si fa terra bruciata, si emargina e tanto più integra la persona e le sue affermazioni tanto più fango e discredito gli si getta addosso. Come studente potevo mentire, dovevo mentire a me stesso, proteggere la Fellowship, il mio Lavoro, il mio "Maestro" respingere ciò che iniziavo a conoscere personalmente; come direttore di un centro non riuscivo a sostenere la menzogna che non mi apparteneva. Quando nasce e come si afferma la Responsabilità e l'Etica mentre un giovane studente del centro viene invitato alla "corte degli appetiti" e si diventa complici del silenzio? Il ruolo di direttore mi ha fatto sentire quello che da studente non era un mio problema. Questo è stato il punto di non ritorno: diventare complice di un silenzio. La difficoltà di non poter parlare, l'inizio della solitudine, quello che nel migliore dei modi qualcuno ha riassunto così :"Non sei tu che mi hai tradito, sono io che non mi fido più".
Vi ringrazio per l'opportunità che mi avete offerto, Vi saluto con le perole di Blaise Pascal "NonVi cercherei se prima non Vi avessi già incontrato".

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.