martedì 16 ottobre 2007

da Moreno

La mente che mente / 3
Concluderò questa terza parte di osservazioni che trattano lamentechecercamezzogiornoalletre - dato che mi ha inaspettatamente concesso un po’ di tregua - usufruendo di alcune parole del testo di una recente canzone italiana; “si può però morire, vivendo sempre e solo per sentito dire”.
Direi che questa frase esplica con grande chiarezza - per chi realmente vuol vedere sé stesso - quanto peso ha e quanto spazio occupa la menzognera. L’automatica-mente afferma delle cose e si prende delle responsabilità di fronte agli altri che il nostro essere generalmente non è in grado di sostenere - un’io’ dice rapidamente ‘sì’ senza pensarci ovviamente ed il resto non ne sa nulla - ma è altrettanto vivace e pronta a far notare le altrui manchevolezze su varie ottave che non sono riusciti a portare a termine pur avendole promesse e sottolineando con una propaganda gratuita a destra ed a manca di quanto queste persone siano inaffidabili e non degne della sua stima; questo accade anche con la preziosa collaborazione della divisione emozionale del sentimento. Che possiamo farci … le viene così naturale trovare gli opposti! Ci sono in circolazione pure dei bei campioni della razza umana considerati teste sopraffine, acculturati, intelligentissimi ed a volte plurilaureati che a chiedergli; Secondo il suo illuminato punto di vista l’essere umano è un essere consapevole? La risposta spesso è "Si e no!".
Per non scadere in lacrime dopo aver udito queste risposte della “razza selezionata per la prosecuzione della specie” cito un breve monologo, un “che-si-fa-da-sé” o come comunemente denominato “pensare” de lamentechecrededipensare; “Che leggerezza lasciare agli altri esporre degli ‘io’ e se mi garbano (in virtù di cosa dovrei eventualmente sostenere o negare) farmeli miei in un battibaleno anche perché mi sembrano corretti, si senz’altro lo sono e poi che diamine, non si può mica star lì a pensare su tutto, uno diventa matto, se uno si mettesse a soppesare tutto ciò che dice e che fa allora il nostro modo di essere diverrebbe finto, troppo cerebrale, uno diverrebbe un automa e la spontaneità allora dove andrebbe a finire? Già la spontaneità, ciò che ci rende diversi, umani, non siamo mica dei burattini non siamo mica uguali l’uno all’altro! Siamo essere pensanti, siamo esseri consapevoli noi e che cavolo non siamo mica animali!! Consapevoli … mm … mi sembra che ne abbiano parlato l’altra sera alla tv… siiiii … il tema era; L’uomo è consapevole di sé stesso?...o perlomeno qualcosa di simile.. non ricordo bene … però … interessante come concetto anche se non ci ho mai pensato … ma a proposito io sono consapevole di me?... Boooh … a dire il vero se ci penso bene non so nemmeno cosa voglia dire 'sta parola … mah! Però quello lì che è sempre alla tv e che sa tutto e che è uno studiato, ha risposto così bene che avrà senz’altro ragione, mi sembra dicesse di sì che lo siamo, che siamo esseri pensanti quindi consapevoli e poi … pensandoci bene anch’io sto pensando quindi significa che sono consapevole”.
Vi è mai capitato di osservarvi che ad una richiesta di dover spiegare qualcosa che sappiamo e che richieda un seppur piccolo impegno nell’esporre tal pensiero, un piccolo sforzo, insomma l’uso di un Re, la Gazza ladra velocissima risponda con un bel “non so”? Che faticaccia pensare veramente eh?? La scansafatiche ha un vasto repertorio su come farci deviare dal presente.
Vi è mai capitato di osservarvi ad usare dei termini generici per indicare un oggetto del tipo: “Per favore mi passi quella cosa lì!”
Vi è mai capitato di rispondere. “Beh non si può mica sapere tutto!”
Nelle persone di una certa età, quando l’immagazzinatrice di cianfrusaglie ha il magazzino saturo o meglio a questo punto è divenuto un immondezzaio (la cubatura del magazzino è direttamente proporzionale al nostro livello d’essere) e non riesce più ad immagazzinare alcunché, inizia ad erogare il surplus per associazione in qualsiasi discorso capiti portando esempi di vita passata, vivendo nei ricordi, tale è la nostra percezione del presente in quel caso, viviamo nel passato senza nemmeno rendercene conto crediamo però di essere degli esseri coscienti e pensanti.
Spesso queste acute percezioni della meccanicità mi stravolgono, provo un tal disagio interiore che la mente-usurpatrice vorrebbe immediatamente respingere, sono ancor più dolorose se provengono da osservazioni sui nostri cari. Mi sembra che questo sia uno dei tanti passaggi obbligati nel Quarto Cammino, fa parte del pagamento interiore, è l’anticamera della considerazione esteriore, della compassione, dell’accettazione, dell’amare senza aspettative e pretese è l’anticamera di come potrebbe manifestarsi un essere che sta ricordando sé stesso, un bambino che osserva quasi incuriosito con gli occhi attraverso gli occhi il presente perché così è, così il presente si presenta a noi nei suoi termini e non può essere diverso da ciò che è.
Con la speranza che l’albero Maestro riesca a sorreggere la pressione della Randa rigonfia dalle temibili raffiche di Bora in un bordo di Bolina cioè l’andatura che ci permette di risalire il vento, auguro immancabilmente a voi ciò che augurate a me.
Un sincero abbraccio,
Moreno

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