mercoledì 29 agosto 2007

da Alessandro:
Dove sono adesso?
Mattina presto, in ufficio, il corpo si aggiusta sulla sedia, in bocca il sapore dolce del caffelatte, le voci di colleghi nella stanza accanto, pensieri che cercano un pensatore, io di Lavoro che si affacciano concretamente.
Ascolto la chitarra di Moreno. Sostengo lo sforzo di dividere l´attenzione.
Mi accorgo che sono "assorbito" da riflessioni e pensieri del blog. Hanno la capacità di stimolare, di incuriosire, di creare attrito in me (identificarsi con i giudizi!).
Affermo che mantengono linee di Lavoro. E nuovamente risuonano con forza le parole di Pascal "Non vi cercherei se prima non Vi avessi già incontrato".
Chi ha incontrato chi? Seguo lo spunto della lettera scritta da Daniele agli studenti del centro di Milano 1997 (preziosa per la costruzione storica, la chiarezza, le fonti, le testimonianze di ciò che era la corruzione nella scuola), riprendendo le parole che Lord John Pentland della Gurdjieff Foundation disse a proposito di Robert Burton che "stava trasformando i suoi studenti in bambini dipendenti da lui".
Il fascino e la seduzione sta nell´imprigionare l'Essenza, impedendo lo sviluppo della Vera Personalità: è questo una parte dell´incantesimo?
In una cultura/economia in cui l'Essenza è totalmente sacrificata, inespressa, profondamente manipolata e violentata, trovare un ambiente, un "kindergarten", appartenere ad una comunità che si presenta come la fellowship o friends, diventa un richiamo, il canto delle sirene a cui difficilmente resistiamo.
In questa situazione terribile per la nostra esistenza e condizione, cerchiamo oasi di ristoro e sopravvivenza, compagni e amici. L'identificazione, il centro istintivo possono facilmente stravolgere il nostro Viaggio, la nostra esperienza, creare miraggi, scambiare il buio per la luce, il dito per la luna.
Essere "sedotti" non è una colpa, non prendersi la responsabilità delle proprie percezioni e delle proprie azioni è una debolezza, una testimonianza della fragilità della personalità.
Nella fof non è che abbiamo dormito (concedetemi il plurale), abbiamo lavorato, osservato, non espresso emozioni negative, ci siamo sperimentati, lottato per essere presenti. Il lavoro non va mai perduto, per questo sono e siamo qui. Non avverto la paura di essere incompreso, il bisogno di farmi capire, difendere le mie posizioni, l'obbligo di gratificare o di essere gratificato. In un certo modo ci siamo dissetati dalla stessa preziosa fonte che è il Sistema, verificando la meccanicità, il sonno e la possibilità di lavorare su noi stessi: di evolverci.
Risuonano le campane della vicina chiesa. Ore 8.20.
Buon Lavoro con il Presente.
Alessandro

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