sabato 3 novembre 2007

da Gabriella F.

Sul blog inglese (da Somebody del 2 novembre http://fellowshipoffriends.wordpress.com/2007/11/02/the-fellowship-of-friends-discussion-part-24/#comment-10547), è stata offerta un’interpretazione del quadro “L’allegoria della Fortuna” di Dosso Dossi assai diversa dalla “brillante interpretazione” di Robert (vedi sotto). Ne riporto qui di seguito un estratto:

"…. La donna nuda rappresenta la Fortuna, o la Dea Fortuna ... Regge una cornucopia ostentando i doni che può portare con sè, ma siede su una bolla di sapone poiché il suo favore è spesso passeggero. Il drappo fluttuante vuole ricordare che essa è mutevole come il vento. Il sandalo spaiato simbolizza la sua capacità di portare non solo fortuna, ma anche sfortuna.
L’uomo sulla sinistra personifica le opportunità. Tiene sott’occhio la Fortuna e regge un mazzo di biglietti della lotteria che sta per posare nell’urna d’oro, un riferimento alle lotterie civiche dell’epoca che erano appena divenute popolari in Italia. I biglietti potrebbero anche fare riferimento alla probabile proprietaria del quadro, Isabella d’Este, Marchesa di Mantova. Uno dei suoi emblemi era un mazzo di biglietti a simboleggiare la propria esperienza con una fortuna fluttuante."

Oltre a trovare attendibile tale spiegazione sia dal punto di vista storico che artistico, ho voluto riportarla perché mi interessa far notare una cosa essenziale: se guardate il quadro, la prima cosa che salta agli occhi è che la donna, piuttosto in carne, siede su una bolla di sapone ... Ma Robert conta i lacci e i fori e vede il BE breve e quello lungo nei manici dell’urna (che non sa essere un’urna)... Visioni mistiche? Direi piuttosto “immaginazione attiva”.
Mi sembra che in questo delirio “interpretativo” manchi l’essere presenti a ciò che ci sta di fronte e si proceda invece con l’inventare ciò che non c’è. Mi sfugge come si possa essere presenti contando, immaginando, inventando con ossessiva determinazione al fine di attribuire significati reconditi a ciò che abbiamo davanti. Pensate che gli studenti sono stati invitati ad andare in giro a cercare tali significati (su Propylaia sembra che ci siano delle linee guida al riguardo...).
E se anche qualcuno trovasse utile tutto questo, credo che l’essere presenti si trasformerebbe in una battaglia distruttiva.

Caro Anonimo, benvenuto qui. Hai ragione, gli studenti sono reali ed è anche vero che il lavoro su di sè è stato fatto con sincerità e onestà. Ma non puoi più negare che ormai si tratta soprattutto di ipnosi, di fondamentalismo religioso, e non di un insegnamento verificabile. In tanti restano dentro per paura, una paura di morte spirituale che è stata forgiata con il tempo e che so essere molto robusta. Vorrei poter urlare che È POSSIBILE non avere paura: quel “fuoco” non si spegne dopo la Fellowship, anzi. Quando si riesce a staccarsi si vedono cose nuove, si torna a pensare e a gioire ed è solo un nuovo inizio. Oggi vorrei anche chiederti cosa intendi per “svegliarsi” e per uomini “consci” ... Personalmente, ho allargato i miei orizzonti a questo proposito. Magari ne parleremo un giorno, chissà.
Un abbraccio,
Gabriella

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