lunedì 24 marzo 2008

Allora dolcemente mi svegliai

Allora dolcemente mi svegliai,
E fermandomi, per interrogare la musica del mio sogno,
E interrogare tutte le reminiscenze, la bufera nella sua furia,
E tutti i canti di soprani e tenori,
E le danze orientali, rapite in religioso fervore,
E i dolci strumenti diversi, il diapason degli organi,
E tutti gli innocenti pianti d'amore, dolore e morte,
All'anima mia curiosa, silente levandomi dal letto della stanza dove dormo, dissi,
Vieni, ho trovato il bandolo così a lungo cercato,
Riconfortati, usciamo nel giorno,
Accordandoci lieti con la vita, camminando nel mondo, nel reale,
Nutriti, d'ora in poi, del nostro sogno celeste.

E dissi, inoltre,
Forse quanto tu udisti, anima mia, non era il fischiare dei venti,
Non sogno di bufere scatenate, né il frullo d'ali o il grido aspro del falco,
Non solfeggi della solatia Italia,
Non maestoso organo tedesco, vasto concorso di voci, né strati d'armonie,
Non strofe di mariti e mogli, e neppure il suono di soldati in marcia,
Non flauti, arpe, né squilli negli accampamenti,
Ma, con un ritmo nuovo, che ti s'addice,
Poesie che lanciano un ponte dalla Vita alla Morte, vaghi ed erratici per l'aria notturna, non colti ancora, non ancora scritti,
Che noi, nel chiaro giorno uscendo, noi scriveremo.

da "Della bufera musica superba", Walt Whitman

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